VENEZIA - Due anni di reclusione (pena sospesa) per aver approfittato delle condizioni psichiche di una signora novantunenne, inducendola a fare testamento davanti ad un notaio, designandolo suo erede universale e così lasciandogli tutti i suoi averi nonostante lo avesse incontrato una sola volta.
L’avvocato Roberto Bolognesi, 64 anni, di Mestre, è stato condannato ieri pomeriggio dalla giudice penale di Venezia, Francesca Zancan, perché riconosciuto responsabile dei reati di circonvenzione d’incapace e falso per una vicenda che risale al 2018, nella quale sono rimasti coinvolti anche il notaio che predispose il testamento (di cui la sentenza ha ora dichiarato la falsità, annullandolo), il bellunese Domenico Napolitano, la sua segretaria, Nadia Lentini, di Sedico, e un’altra avvocatessa di Mestre, Anna Cergna, che dell’anziana signora era l’amministratrice di sostegno: tutti erano già usciti in precedenza dal processo patteggiando la pena di due anni di reclusione.
La vicenda, piuttosto complessa, venne alla luce su segnalazione della banca presso la quale erano custoditi i risparmi dell’anziana (oltre 600 mila euro) e alla quale l’avvocato Bolognesi si rivolse per avviare le pratiche di successione dopo la sua morte. L’eredità comprendeva anche un immobile.
La Procura ha quindi aperto un’inchiesta, a conclusione della quale la pm Laura Cameli ha chiesto il processo. Sulla base di una perizia, infatti, l’anziana risultava affetta da deficit cognitivo: ciò nonostante il notaio chiamato a redigere il testamento, nello studio di Mestre dell’amministratrice di sostegno, la dichiarò nel pieno possesso delle facoltà mentali.
Nel capo d’imputazione l’avvocato Bolognesi viene indicato come «istigatore prestandosi ad essere designato erede».
IL TESTAMENTO
Gli inquirenti hanno accertato che l’anziana, senza figli, non voleva lasciare i suoi beni ai parenti con i quali non aveva buoni rapporti. Un giorno, mentre si trovava con l’avvocata Cergna, incontrò Bolognesi con il quale scambiò qualche parola, scoprendo frequentare la stessa parrocchia. Successivamente la novantunenne non avrebbe più incontrato il legale ma, poco dopo, fece testamento a suo favore. Dopo l’apertura dell’inchiesta, Bolognesi ha rinunciato all’eredità.
Nel corso del processo i suoi difensori, gli avvocati Luca Fonte e Tito Bortolato, si sono battuti per dimostrare la correttezza del comportamento dell’avvocato Bolognesi e l’insussistenza del reato contestato. «Aspettiamo le motivazioni», ha dichiarato l’avvocato Fonte, annunciando l’intenzione di presentare appello.