MIRANO - Secondo il gip Carlo Pellegrini, il 48enne di Mirano accusato di aver ucciso il fratello Enrico, 52 anni, potrebbe uccidere ancora. Per questo motivo, e per i gravi indizi di colpevolezza a suo carico, il giudice per le indagini preliminari di Rovereto ha infatti disposto la custodia cautelare in carcere dell’uomo. Ieri, l’udienza al cospetto dei legali dell’indagato, gli avvocati Carmela Parziale e Nicola Canestrini. Il gip non ha convalidato il fermo ritenendo che non vi fosse pericolo di fuga: Carlo Pellegrini, infatti, era partito da Torino, la città in cui viveva con la sua famiglia dal 1987 dopo aver lasciato Mirano e dove è stato ucciso Enrico, da circa 40 giorni. Da più di un mese, infatti, Carlo viveva nella casa di famiglia di Cueli, frazione di Folgaria (Trento), dove è stato poi arrestato dai carabinieri.
GLI INDIZI
Il gip, però, ha mantenuto la più restrittiva delle ordinanze di custodia per due motivi: da una parte il giaccone macchiato di sangue ritrovato nella casa di Cueli dai militari, dall’altra dei bigliettini con dei messaggi che, per l’accusa, potrebbero costituire una prova: in quegli scritti Pellegrini inveiva contro il fratello Enrico, il padre Rodolfo, la sorella (residente nel Trevigiano) e un altro fratello, senza però trascendere in minacce.
LA VICENDA
Enrico e Carlo Pellegrini sono originari di Mirano. La famiglia è molto conosciuta in città, il padre Rodolfo è infatti il fratello dell’architetto Alberto Pellegrini (che ha messo la firma su numerose strutture in città, tra cui il teatro), marito dell’ex vicesindaca Annamaria Tomaello, e di Andrea, ex primario di neurologia dell’ospedale di Dolo. Carlo è accusato di aver assassinato Enrico con una coltellata ad un occhio nella cantina di un palazzo in via Principi d’Acaja 38, a Torino. Nel capo d’imputazione, il pm fissa in via indicativa la data al 23 giugno, giorno dell’ultimo contatto tra Enrico Pellegrini e il padre. Cioè quattro giorni prima che domenica 27 giugno i carabinieri trovassero il corpo senza vita del cinquantaduenne. A muovere i militari era stata una denuncia di scomparsa dell’uomo presentata il 24 giugno dalla sorella dei due a nome del padre, preoccupato dai troppi silenzi del figlio. Secondo i primi resoconti dell’indagine, a scatenare la furia omicida di Carlo Pellegrini sarebbe stata una litigata a inizio della settimana scorsa.