Delitto di Torino, il gip: «Pellegrini resti in carcere, può uccidere ancora»

Venerdì 2 Luglio 2021 di Redazione
La casa di Folgaria

MIRANO - Secondo il gip Carlo Pellegrini, il 48enne di Mirano accusato di aver ucciso il fratello Enrico, 52 anni, potrebbe uccidere ancora. Per questo motivo, e per i gravi indizi di colpevolezza a suo carico, il giudice per le indagini preliminari di Rovereto ha infatti disposto la custodia cautelare in carcere dell’uomo. Ieri, l’udienza al cospetto dei legali dell’indagato, gli avvocati Carmela Parziale e Nicola Canestrini. Il gip non ha convalidato il fermo ritenendo che non vi fosse pericolo di fuga: Carlo Pellegrini, infatti, era partito da Torino, la città in cui viveva con la sua famiglia dal 1987 dopo aver lasciato Mirano e dove è stato ucciso Enrico, da circa 40 giorni. Da più di un mese, infatti, Carlo viveva nella casa di famiglia di Cueli, frazione di Folgaria (Trento), dove è stato poi arrestato dai carabinieri. 

GLI INDIZI
Il gip, però, ha mantenuto la più restrittiva delle ordinanze di custodia per due motivi: da una parte il giaccone macchiato di sangue ritrovato nella casa di Cueli dai militari, dall’altra dei bigliettini con dei messaggi che, per l’accusa, potrebbero costituire una prova: in quegli scritti Pellegrini inveiva contro il fratello Enrico, il padre Rodolfo, la sorella (residente nel Trevigiano) e un altro fratello, senza però trascendere in minacce.

Stando alle dichiarazioni del padre dei due fratelli, inoltre, Carlo aveva da tempo dei problemi psichici che si erano aggravati, nell’ultimo anno, con la morte della madre. Si era chiuso, era diventato ancora più introverso, aveva sviluppato un forte disturbo della personalità. Il rischio, quindi, per il gip, è che il 48enne, rimanendo libero possa poter arrivare a fare del male ad altri componenti della famiglia. Nel frattempo è stata formalizzata la riserva dell’incidente probatorio e sono stati rinviati gli accertamenti medico legali irripetibili, su cui è stata fatta richiesta anche dalla stessa pm Delia Boschetto. In altre parole: l’autopsia. Da questo esame si potrà risalire alla esatta data del decesso di Enrico: un elemento fondamentale per capire la dinamica dell’accaduto. 


LA VICENDA
Enrico e Carlo Pellegrini sono originari di Mirano. La famiglia è molto conosciuta in città, il padre Rodolfo è infatti il fratello dell’architetto Alberto Pellegrini (che ha messo la firma su numerose strutture in città, tra cui il teatro), marito dell’ex vicesindaca Annamaria Tomaello, e di Andrea, ex primario di neurologia dell’ospedale di Dolo. Carlo è accusato di aver assassinato Enrico con una coltellata ad un occhio nella cantina di un palazzo in via Principi d’Acaja 38, a Torino. Nel capo d’imputazione, il pm fissa in via indicativa la data al 23 giugno, giorno dell’ultimo contatto tra Enrico Pellegrini e il padre. Cioè quattro giorni prima che domenica 27 giugno i carabinieri trovassero il corpo senza vita del cinquantaduenne. A muovere i militari era stata una denuncia di scomparsa dell’uomo presentata il 24 giugno dalla sorella dei due a nome del padre, preoccupato dai troppi silenzi del figlio. Secondo i primi resoconti dell’indagine, a scatenare la furia omicida di Carlo Pellegrini sarebbe stata una litigata a inizio della settimana scorsa. 

Ultimo aggiornamento: 07:17 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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