VENEZIA - Ballerini ucraini e russi insieme a danzare sul palco del Teatro San Carlo di Napoli. Serata indimenticabile - carica di emozioni, ma anche di tensione, con un caso diplomatico poi rientrato - in uno spettacolo in cui c'era un pezzo di Venezia. Ad organizzare, lunedì sera, Stand with Ucraina. Ballet for peace, è stato un veneziano, Alessio Carbone, ancien premier danseur dell'Opera di Parigi, da un paio d'anni tornato a vivere in laguna. «Tutto è cominciato un paio di giorni dopo l'invasione dell'Ucraina - racconta, all'indomani del gala di danza - Ero con i miei bambini, mi sentivo troppo frustato, dovevo fare qualcosa.
IL CASO DIPLOMATICO
Partecipazione, in realtà, difficilissima con le notizie sempre più terrificanti in arrivo dalla guerra. Così, a poche ore dallo spettacolo, il Consolato generale d'Ucraina a Napoli si era detto contrario e aveva invitato i ballerini ucraini a non danzare con i russi. «É stato un peccato - commenta Carbone - Rispetto il loro punto di vista, ma non lo condivido. Un artista che sale sul palcoscenico non si porta dietro i crimini di Putin, anzi si schiera contro il regime. Alla fine siamo andati incontro al consolato: il titolo dello spettacolo è stato cambiato, abbiamo aggiunto Stand with Ucraina prima di Ballet for peace». Davanti al teatro c'è stata comunque una manifestazione di protesta. «Ma non hanno partecipato in molti - continua Carbone - soprattutto tutti gli artisti ucraini sono saliti sul palcoscenico».
Tre ore di spettacolo in un susseguirsi di passi a due e assoli dal grande repertorio classico e contemporaneo. In scena tante stelle della danza che hanno lasciato la Russia per protesta contro la guerra, come l'ucraina Anastasia Matvienko, che era solista del Teatro Mariinsky di San Pietroburgo, o la russa Olga Smirnova, che da prima ballerina del Bolshoi di Mosca è passata all'Het Nationale Ballet di Amsterdam. O artisti in fuga dall'Ucraina sotto attacco, come Anastasia Gurskaya, prima ballerina dell'Opera di Kiev. «Vedere l'eroismo di questi ballerini è stato pazzesco - racconta Murtas -. L'arte supera davvero tutte le barriere. Il loro è stato un soffrire insieme, un abbraccio nel dolore».