Padova. Arrestato a causa del passaporto ucraino falso, ma era perseguitato dai russi che lo volevano morto: liberato

Il caso è stato archiviato perché richiedente asilo

Sabato 6 Gennaio 2024 di Marco Aldighieri
Passaporto, foto d'archivio

PADOVA - In Ucraina temeva per la sua vita. I fedelissimi di Putin lo volevano morto, per i russi è ancora oggi una persona da eliminare. Così, dietro pagamento, è riuscito ad avere un passaporto ucraino ma con nome e cognome falsi. Il documento gli è servito per espatriare e soprattutto, cambiando identità, per non farsi trovare da chi lo perseguitava.

Una volta arrivato in Italia, il 35enne ucraino si è sentito al sicuro. Mai avrebbe pensato di passare un guaio per quel passaporto falso. A settembre dell'anno scorso è incappato in un controllo degli agenti del commissariato Stanga. Quando ha esibito ai poliziotti il documento era tranquillo, mai si sarebbe aspettato da lì a pochi minuti di essere ammanettato. «Questo passaporto è falso» gli ha comunicato un agente. In un secondo momento è stato avvisato il pubblico ministero di turno Marco Brusegan e l'ucraino è stato arrestato. Incensurato, ventiquattrore ore più tardi è tornato libero, ma pur sempre indagato perchè "chiunque è trovato in possesso di un documento falso valido per l'espatrio è punito con la reclusione da due a cinque anni".

Così è stato costretto a ingaggiare un paio di avvocati, con il solo obiettivo di dimostrare alla giustizia italiana la suona buona fede. Già, perchè quel passaporto falso gli è servito per fuggire dalla persecuzione dei russi. I due legali, dopo avere raccolto una serie di prove a suo carico documentali e testimoniali, hanno dimostrato come il trentacinquenne ucraino sia un richiedente protezione internazionale. Insomma, hanno provato lo stato di necessità in cui versava il loro assistito braccato in patria dai cani da guardia di Putin. L'indagato ha dunque ammesso di avere sborsato del denaro per assicurarsi il documento falso ed uscire dall'Ucraina per cercare la salvezza in Italia. In fase di indagine i due legali hanno consegnato alla Procura tutta la documentazione raccolta. Il pubblico ministero, dopo avere analizzato le carte e i verbali delle testimonianza in favore del 35enne ucraino richiedente asilo politico, ha deciso di chiudere il caso e di chiedere l'archiviazione. L'ultima parola ora spetta al Gip, ma non dovrebbero esserci ripensamenti. Adesso è a tutti gli effetti un uomo libero e continuerà a nascondersi dai russi, sempre pronti a eliminarlo perchè politicamente scomodo.

Ultimo aggiornamento: 7 Gennaio, 10:11 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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