RIETI - La guerra può avere volti sorridenti? A guardare il viso vispo di Solomija che fa capolino dalla porta, sì.
Il racconto. «Sono state fantastiche - dice commossa - Siamo rimaste senza parole, le ringraziamo per tutto quello che stanno facendo. Ci sentiamo meno sole». Solomija si chiama come la cantante lirica Krushelnytska, una delle più celebri artiste ucraine del ventesimo secolo, fa notare nonna Ludmila il cui primo amore è la musica e la sua specialità la domra, strumento simile al mandolino. Quando è scoppiata la guerra, si trovava in patria. Proviene dalla città della salute Truskavets - famosa per le terme e distante Leopoli circa 90 chilometri - dove la figlia Natella, mamma di Solomija, è manager del turismo e gestisce un’agenzia.
«Vorrei tornare lì», spera la ragazza. In città sono rimasti i nonni e il fratello impegnato insieme ad altri civili ad aiutare tantissimi ucraini in fuga dalle città più martoriate.
«Nella nostra casa – spiega Natella – sono ospiti 6 persone che arrivano da Kiev: è così in tutti gli appartamenti lasciati vuoti da chi è scappato dall’Ucraina». Truskavets, vicinissima alla frontiera con la Polonia («che è nella Nato», sottolinea) è più sicura di altri posti, ma non c’è tranquillità. I missili hanno iniziato a cadere anche lì. Per questo Ludmila ha preferito portare Natella e Solomija nella sua casa di Passo Corese. Un amico le ha accompagnate in una città vicino alla frontiera, ma poi non si poteva proseguire in auto. «Allora – ripercorrono mamma e nonna - alle 9 della sera abbiamo preso acqua e uno zaino e continuato a piedi per 22 chilometri. Fortunatamente, non era freddo e alle 5 del mattino siamo arrivate alla dogana polacca». E Solomija? «Non ha fatto un fiato – assicurano – Le avevamo spiegato che dovevano scappare perché c’era la guerra e lei ha capito. Le chiedevamo se fosse stanca e lei rispondeva sempre di no. Non ha mai fatto capricci».
La scuola. Domani inizierà a frequentare la prima elementare a Passo Corese e, in apparenza, si mostra serena. Le manca il papà, autotrasportatore in diversi Paesi d’Europa, ma è riuscita a vederlo per 24 ore mentre era diretto in Sicilia e lo sente via Viber. Certo, ai suoi amici pensa spesso. «L’altra sera – raccontano mamma e nonna – mentre stavamo vedendo un telegiornale ucraino, è scoppiata a piangere. Ci ha chiesto se avessero bombardato la nostra e casa e domanda sempre se i suoi amici sono ancora vivi». È una bambina affettuosa e intraprendente, Solomija. «Dopo tre lezioni ha già imparato il balletto per il saggio e si è integrata perfettamente con le altre bambine che l’hanno accolta benissimo – sostengono le maestre Martina e Michela - Neanche la lingua è un ostacolo, quasi ci dimentichiamo che non parla italiano. Con lei è tutto naturale: il bisogno d’amore e la voglia di dare affetto. Siamo felici di poterle regalare un po’ di serenità». Insegnandole a schivare le avversità della vita a passo di danza.