Coronavirus. Aiuti da Roma. Il commercialista: «Le imprese veneziane? Saranno in molti a fallire»

Martedì 31 Marzo 2020 di Gianluca Amadori
Coronavirus. Aiuti da Roma. Il commercialista: «Le imprese veneziane? Saranno in molti a fallire»
«Le misure di sostegno all'economia varate dal Governo sono soltanto propaganda, un modo per far credere che si stia facendo qualcosa: realtà servono a poco o nulla». E' impietosa la critica che il commercialista mestrino, Paolo Fontana, muove al pacchetto di aiuti e contributi messi in campo per far fronte all'emergenza coronavirus dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte. «In un momento difficilissimo come questo è necessario mettere soldi a disposizione delle aziende, non inesistenti crediti d'imposta»

Inesistenti?
«Certamente! Da un mese l'economia è bloccata e gran parte delle attività non ha alcuna entrata: dunque, mi domando, quale credito potrà mai vantare un imprenditore se non ci ha tasse da pagare...».

Qualche soldo in realtà è stato messo a disposizione: il contributo di 600 euro ai lavoratori autonomi.
«Mancano ancora i decreti attuativi e, in ogni caso, quando arriveranno le domande dovranno essere vagliate dall'Inps: se va bene, quel contributo arriverà non prima di maggio. Nel frattempo come si fa a tirare avanti, a fare le spese, a pagare le bollette e l'affitto?».

Dal suo osservatorio come vede le imprese veneziane?
«La situazione è disastrosa. Dopo la crisi di Porto Marghera, gran parte dell'economia è basata sul turismo ed è tutto bloccato: ristoranti, alberghi, negozi, agenzie, tour operator, taxi. E la prospettiva è preoccupante: ci vorranno tempi lunghi prima che si possa ripartire, se si considera che in molti Paesi esteri l'epidemia è partita più tardi. Ciò significa nessun turista, ma anche meno esportazioni. Si trova in maggiori difficoltà chi ha fatto investimenti importanti e non è in grado di far fronte alle rate dei finanziamenti o ai canoni d'affitto. Saranno in molti a fallire e non soltanto piccole aziende. In questo momento si trovano in difficoltà anche le imprese che sono state autorizzate ad operare in quanto essenziali: gli acquirenti non sempre sono in grado di pagare, e comunque chiedono dilazioni. Per reggere è necessario essere ben strutturati».

Il sistema creditizio dovrebbe aiutare le imprese.
«In realtà non fa nulla: chi è in difficoltà avrebbe necessità di linee di credito, ma nessuna banca le metterà mai a disposizione senza avere garanzie adeguate e la certezza di rimborso, cosa che l'emergenza coronavirus non consente. In questi giorni gli imprenditori che chiedono aiuto in banca vengono rimandati indietro».

Quali misure concrete sarebbero necessarie?
«Innanzitutto contributi in denaro alle imprese che consentano di superare questa fase. Poi una moratoria generale per il pagamento dei fornitori che congeli la situazione, ma per tutti. E ancora una sospensione dei termini per il pagamento di tasse e canoni di affitto. Il contributo alle famiglie disagiate è insufficiente: lo stanziamento messo a disposizione consentirà di erogare 400 euro a un milione di famiglie, ma quelle che hanno necessità di aiuto sono quasi 5 milioni».

La cassa integrazione?
«Con i tempi dell'Inps le imprese avranno risposte tra qualche mese: nel frattempo a saltare saranno in molti».

E i professionisti?
«Siamo al collasso: non c'è lavoro e quando c'è nessuno può pagare... Ma senza assistenza professionale le aziende rischiano di non riuscire a rispettare le scadenze, e dunque di subìre sanzioni».

Previsioni?
«Per uscirne non basteranno due-tre anni».
Gianluca Amadori
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