Concessioni balneari. ​I comuni costieri del Veneto e del Friuli Venezia Giulia corrono ai ripari per garantire la gestione estiva delle spiagge

Mercoledì 3 Gennaio 2024 di Tiziano Graziottin
Concessioni balneari. I comuni costieri del Veneto e del Friuli Venezia Giulia corrono ai ripari

Forse consapevoli che il braccio di ferro tra Roma e Bruxelles sulle concessioni demaniali balneari potrebbe finire molto male (entro metà mese, come scriviamo sopra, l'Italia dovrà rispondere all'atto conclusivo della procedura di infrazione Ue per la violazione della Bolkestein), i comuni della costa del Nordest corrono ai ripari.

Del resto l'estate è alle porte e serve dare risposte da un lato agli attuali concessionari e a chi per lavoro opera sulle spiagge, dall'altro in una prospettiva ormai a breve termine ai milioni di turisti che da aprile si riverseranno sul nostro litorale. Ieri il Comune di Venezia ha annunciato il rinnovo fino a dicembre 2024 delle concessioni balneari che gravitano sul Lido e il "nuovo regolamento per il futuro" con due delibere ad hoc, con esplicito riferimento dell'assessore Michele Zuin al «clima di incertezza normativa e giurisprudenziale» che ha portato l'amministrazione guidata da Luigi Brugnaro «ad assumersi la responsabilità di questa decisione volta a dare continuità ai servizi offerti dai nostri concessionari».

Continuità è la parola d'ordine, e un altro passaggio di chiarezza solare fa riferimento al fatto che il Comune di Venezia si è mosso "in una materia che è di competenza dello Stato"; come dire "facciamo noi per evitare il caos"


In Friuli, regione autonoma, i Comuni (Lignano, Grado ecc) hanno potuto giocare d'anticipo prorogando alla fine del 2024 le concessioni demaniali balneari; in Veneto, vista la mala parata, i comuni della costa Veneta - che da anni agiscono in modo concordato sui temi più scottanti - hanno elaborato un testo che ha fissato precisi criteri, ancorandosi alla legge regionale vigente, e fa ora da punto di riferimento normativo per le amministrazioni del litorale. Venezia ha battuto un colpo "in linea con quanto stanno facendo altre amministrazioni" (vedi Caorle, Cavallino-Treporti, Jesolo) ed in effetti c'è gran fermento negli uffici per stringere i tempi e dare certezze ai concessionari.


ANALISI CASO PER CASO
«Ogni Comune costiero - spiega Roberto Nesto, leader della Conferenza dei sindaci del settore - sta definendo il quadro relativo al proprio territorio, con una analisi puntuale delle varie situazioni. C'è in sostanza una risposta differenziata, ma sempre in linea con i criteri fissati in modo condiviso, con tre orientamenti principali che vengono seguiti di volta in volta e a seconda dei casi: la proroga tecnica; l'anticipata occupazione; la temporanea occupazione». Al di là degli aspetti che determinano l'una o l'altra scelta - spesso legata alla valutazione dei funzionari comunali chiamati a decidere sulla complessa materia- quel che è importante sottolineare è che non si tratta mai di proroghe automatiche proprio per evitare di inoltrarsi in una palude diventata molto a rischio alla luce della Bolkestein e dell'orientamento della Ue in materia di spiagge e concessioni. La tavola in sostanza sarà apparecchiata per l'imminente avvio della stagione (nelle spiagge dopo le festività sarà tempo di lavori in corso), nella speranza che la querelle tra Italia e Ue trovi un punto di caduta che preservi Comuni e operatori.


Come si diceva all'inizio l'Italia a metà novembre ha avuto la notifica della procedura di infrazione da parte della Ue con due mesi di tempo per la risposta; se la replica fosse considerata insufficiente si aprirebbe la strada per la segnalazione dello Stato italiano alla Corte di giustizia dell'Unione, con tutti i problemi del caso. I ritardi del nostro governo hanno del resto creato irritazione anche a palazzo Balbi, vedi la dura presa di posizione dell'assessore regionale Caner che alla notizia della procedura di infrazione notificata dalla Ue il 16 novembre scorso aveva parlato di "questione non più rinviabile": «Sono anni che mi confronto a tutti i livelli cercando di far capire che c'era, fin dall'inizio, un disallineamento tra la norma nazionale e quella europea». Mentre l'escamotage del governo di considerare le spiagge libere nel "pacchetto" da mettere in gara (per dimostrare alla Ue di avere un numero sufficiente di concessioni utili a garantire la necessaria concorrenza) pare sia stato respinto con perdite.

Ultimo aggiornamento: 4 Gennaio, 08:46 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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