Chioggia. Sesta asta per l'ex convento di Santa Caterina, sale il prezzo: un milione 935mila euro

Lunedì 15 Gennaio 2024 di Roberto Perini
Sesta asta per l'ex convento di Santa Caterina, sale il prezzo: un milione 935mila euro

CHIOGGIA - L'ex convento di Santa Caterina, il cui nucleo originale risale al XIV secolo, finirà all'asta per la sesta volta il 20 marzo prossimo. L'annuncio è apparso sul sito del Gruppo Edicom. Con buona pace dell'Amministrazione comunale che sperava nell'acquisizione da parte della Facoltà di Biologia marina dell'Università di Padova. Accompagnata dal sindaco Mauro Armelao, una commissione tecnica dell'ateneo si recò in sopralluogo nel febbraio del 2022.

Il complesso, compreso tra le calli Forno Filippini e Santa Caterina, vasto ben 5mila 500 metri quadrati, comprendente due chiostri e altrettanti cortili, è riproposto all'asta per un milione 935mila euro; 447 in più, rispetto all'ultimo vano tentativo di vendita, cui aveva fatto seguito la sospensione delle aste. Allora i potenziali compratori si sarebbero defilati a causa della scarsa domanda di nuovi alloggi determinata dal sensibile decremento demografico e dalle attuali tendenze del mercato immobiliare. Dopo la sospensione, l'ex convento è passato di mano dall'istituto bancario che l'aveva acquisito (in seguito al dissesto della precedente proprietà intenzionata ad investire 20 milioni per ricavarvi alloggi turistici) a una grande società immobiliare. Il rialzo del prezzo base parrebbe essere motivato da considerazioni di natura tecnico finanziaria.

STORIA

Abbandonato dalle Canossiane nel 2008, lo storico complesso religioso divenne oggetto di un Programma di riqualificazione urbanistica, edilizia e ambientale (Piruea). L'accordo prevedeva che la società immobiliare, a titolo di compensazione per gli oneri, offrisse al Comune alcuni appartamenti. Pareva che l'affare dovesse concludersi nel migliore dei modi quando, improvvisamente, emersero grosse incertezze nel merito della piena legittimità dell'atto di compravendita. Furono evidenziati parecchi dubbi riguardo all'effettiva proprietà. Secondo alcuni atti, il monastero sarebbe appartenuto alla Diocesi; secondo altri, invece, alla congregazione delle Canossiane. Nonostante la manifesta intenzione di voler risolvere tutto al più presto, la ridefinizione dei diritti di proprietà arrivò purtroppo quando il mercato immobiliare era ormai in piena crisi. Nel frattempo, anche il progetto aveva cominciato a sollevare perplessità fra i tecnici degli organi di controllo. Prevedeva, infatti, modifiche che avrebbero potuto alterare l'integrità di certe strutture soggette a vincolo. La scarsa appetibilità commerciale dell'ex convento risentirebbe anche della scadenza del Piruea, non rimpiazzato grazie all'adozione di un nuovo piano. Nel frattempo le condizioni del convento, dell'ex scuola elementare femminile, dell'asilo infantile, di un piccolo teatro e delle aule dove, un tempo, le suore insegnavano l'arte del ricamo alle giovani chioggiotte sono nettamente peggiorate. Sfumato definitivamente l'interesse manifestato tra il 2000 ed il 2005 dall'Azienda territoriale per l'edilizia residenziale di Venezia (Ater) che era disposta ad acquisire l'intero complesso religioso dismesso per ricavarne alloggi popolari da assegnare alle giovani coppie ed agli anziani autosufficienti.

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