Alla regina delle borseggiatrici condanne per 30 anni, libera perché incinta per la nona volta

Di fatto la legge impedisce la carcerazione almeno fino al compimento del primo anno del bambino

Giovedì 27 Luglio 2023 di Davide Tamiello
Le borseggiatrici agiscono indisturbate in mezzo alla folla di turisti a Venezia

VENEZIA - È la regina delle borseggiatrici di Venezia: origini rom, 27 anni, e una infinita sequela di colpi inanellati tra calli e imbarcaderi nella sua (a dispetto dell’età) lunga carriera criminale. Fantasma imprendibile? Lupin in gonnella? Macchè. La maga che fa sparire i portafogli dei turisti è un volto notissimo, in particolare tra le forze dell’ordine: arrestata decine di volte e condannata altrettante in via definitiva. La giovane ladra, infatti, tra i vari cumuli di pena, deve scontare un totale di 30 anni di carcere. E perché, quindi, è ancora libera e (soprattutto) operativa sul campo? Perché è incinta.

Perennemente: al momento, a quanto appurato dagli uomini della questura di Venezia, è alla sua nona gravidanza. E il suo non è un caso isolato: nella “black list” delle forze dell’ordine ci sono altre giovani ladre che utilizzano lo scudo della dolce attesa a ripetizione. Le condanne (sempre al terzo grado di giudizio, e quindi ormai solamente da eseguire) per loro vanno dai 15 ai 25 anni. 

Bug giudiziario

Il “bug” giudiziario è veramente da manuale: di fatto la legge impedisce la carcerazione almeno fino al compimento del primo anno del bambino. Queste donne, quindi, hanno tutto il tempo necessario per iniziare una nuova gravidanza. Peraltro cominciano prestissimo, il più delle volte non appena superata la soglia dell’imputabilità, 14 anni. E non si possono applicare altre misure cautelari/detentive alternative al carcere, come i domiciliari o il braccialetto elettronico, perché la maggior parte di loro, come rom, è senza fissa dimora. Un corto circuito senza soluzione, almeno per ora, che come conseguenza porta ad avere praticamente degli ergastolani a piede libero: si parla, per ognuna di loro, di decine di capi di imputazione per furto pluriaggravato (banalmente definito, appunto, borseggio).

Effetto Cartabia

Se già così la lotta ai borseggi per le forze dell’ordine era una battaglia ad armi impari, oggi la riforma della Giustizia dell’ex Guardasigilli Marta Cartabia l’ha praticamente ridotta a una donchisciottesca carica ai mulini a vento: per ogni episodio, infatti, la legge impone alla parte offesa di denunciare il reato affinché sia perseguito e obbliga, successivamente, che la vittima presenzi all’udienza, pena l’archiviazione del caso. Trattandosi quasi sempre di turisti, che al momento del processo sono rientrati a casa a migliaia di chilometri di distanza, questa condizione non viene quasi mai rispettata liberalizzando, di fatto, questa particolare tipologia di reato. 
 

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Ultimo aggiornamento: 18:01 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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