Scappa dopo il viaggio in idroambulanza, 82enne ritrovata da una turista su un battello Actv

Sabato 17 Dicembre 2022 di Federica Repetto
VENEZIA Un'ambulanza in servizio

LIDOSono stati informati dall’ospedale, a metà pomeriggio del 30 novembre, che la mamma aveva lasciato il pronto soccorso. Alessandra Veronese, 82enne, residente al Lido, nonostante lo stato confusionale in cui versava e i disturbi di deambulazione, si è allontanata dalla struttura sanitaria. «Quel giorno abbiamo portato nostra madre – dice uno dei tre figli, Franco Cafiero – al pronto soccorso del Lido. Il medico di turno ci ha consigliato, per scongiurare il rischio di ischemia o ictus, di farle fare degli accertamenti al Civile, dove è arrivata con l’idroambulanza e a bordo della quale non ci è stato permesso di salire. Ma alle 16.30 mia sorella, che era già al pronto soccorso del Civile, è stata avvisata dal personale che la mamma non c’era più».

ANZIANA SPARITA
Da quel momento inizia un’odissea per i Cafiero. «Seppur supportati nella ricerca dagli infermieri e altri addetti – prosegue – non siamo riusciti a trovarla da nessuna parte.

Decidiamo così di denunciare l’accaduto e in ospedale ci ha raggiunto una pattuglia della Polizia». Una giovane, accorgendosi dello stato confusionale dell’anziana, sprovvista di cellulare, le si è avvicinata per aiutarla mentre era a bordo di un vaporetto che la stava portando a Sant’Alvise, anziché al Lido. «Alle 19 – continua il figlio della pensionata – riceviamo una telefonata da un numero sconosciuto e capiamo che senza l’aiuto di questa ragazza la situazione sarebbe potuta degenerare. A raggiungere nostra madre alle Fondamente Nuove, che poi è stata riportata al Civile con l’idroambulanza, è stata mia sorella. Gli esami alla quale è stata sottoposta sono stati tanti, ma quando a mezzanotte non era possibile farle fare la visita neurologica abbiamo preferito firmare le dimissioni e portarla a casa. A quell’ora il neurologo non era in servizio e non volevamo che la mamma rimanesse a dormire su una brandina al pronto soccorso. Siamo rientrati al Lido alle 3 di notte con un taxi privato».


MANCATO CONTROLLO
«Non vogliamo incolpare nessuno – conclude –, non so se si tratta di una situazione di carenza di personale, ma mi piacerebbe che ci fosse più flessibilità: comprendo che le procedure restrittive degli ingressi di parenti o accompagnatori sono ancora alte, ma in casi così particolari la presenza di un familiare può essere di aiuto proprio per evitare situazioni di disagio».


IL PRIMARIO
Il pronto soccorso è da sempre un luogo di emergenza, a disposizione 24 ore su 24. «Da noi esiste già – spiega Michele Alzetta, primario del pronto soccorso del Civile - una disposizione, fondata sul buon senso, secondo la quale il paziente in particolare condizioni di disagio viene accompagnato da un familiare, in deroga alle stringenti regole dettate dalle misure anti-Covid. La paziente in questione, però, inviata dal medico di medicina generale, è giunta al triage da sola e al momento della valutazione è apparsa tranquilla e serena, non turbata. Non risultava incapace né interdetta e ha accettato di aspettare: secondo le ripetute valutazioni fatte dal nostro personale non necessitava di accompagnamento e, come ogni persona in grado di intendere, aveva il diritto di attendere e farsi valutare, ma anche di alzarsi e uscire». «Chiamata per un’ulteriore rivalutazione dal personale e dall’infermiere - prosegue il primario - la paziente non risultava più tra i pazienti in attesa: ovvia la segnalazione alle guardie giurate, fatta dal personale, che non ha, come detto, la responsabilità della custodia, ma che in questi casi si preoccupa sempre e comunque di avvisare i familiari e di allertare chi può farsi carico dell’incolumità di una persona, specie se anziana». «Va detto che il pronto soccorso è il luogo dell’urgenza e dell’emergenza – conclude - Uscendo dal caso specifico, va ribadito che a fronte del sospetto dell’aggravarsi di una condizione di demenza senile la strada non è l’invio al pronto soccorso, ma la richiesta di specifiche verifiche da parte del curante e l’invio, nei tempi propri, a specifici ambulatori. Certamente il pronto soccorso si fa carico di tutte le persone che arrivano, ma lo fa nel limite delle proprie competenze e possibilità, che non sono quelle della custodia, nemmeno di fronte al caso di pazienti molto anziani, caso che non è isolato: gli over 80 costituiscono infatti il 30% dei nostri accessi».
 

Ultimo aggiornamento: 09:26 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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