Ennesima aggressione a Venezia, il questore: «Monitoriamo questi giovani da un anno»

Mercoledì 30 Settembre 2020
Campo Santa Margherita
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VENEZIA - «Non c'è una recrudescenza del fenomeno, è più probabile che possano essere sempre gli stessi protagonisti di un anno e mezzo fa». Così il questore di Venezia Maurizio Masciopinto sull'aggressione di domenica notte in campo Santa Margherita. Le indagini, come precisa, sono ancora in corso: «Non li abbiamo ancora identificati, stiamo controllando i filmati delle telecamere - spiega - ma molti di questi giovani li stavamo monitorando. Se sarà necessario interverremo con le stesse modalità di un anno fa». 
Intanto ieri mattina in campo Santa Margherita la polizia era di pattuglia. Cinque agenti hanno fatto il giro di alcuni locali per verificare che tutto fosse in ordine e, con tutta probabilità, per ricostruire l'accaduto cercando testimonianze dirette. Il giorno dopo l'aggressione la città si è risvegliata con meno certezze, al punto di richiedere una riflessione sul tema.

L'episodio, avvenuto in centro del campo, ha mandato però su tutte le furie Tommaso Costalonga, titolare dell'Orange, che non ci sta e sbotta: «Sembra che qualsiasi cosa succeda in campo sia colpa dei bar. Noi, che paghiamo di tasca nostra gli steward, perché aiutino le forze dell'ordine, che ci diamo da fare per mantenere calme le acque, siamo sempre additati come colpevoli». Il collegamento tra i bar della zona e l'ennesimo episodio di violenza in città ad opera della baby-gang ha fatto andare su tutte le furie l'esercente. Ma quello che è capitato nella serata tra domenica e lunedì è un segnale d'allarme per la città. Un 37enne belga è stato preso a calci e pugni da quattro giovani che non vedevano l'ora di menar le mani. Costalonga, l'unico a chiamare la polizia e fornire i primi soccorsi non ne può più e a metà tra l'arrabbiato e l'esasperato, non le manda a dire. A partire dalla ricostruzione di quanto accaduto: «Si era seduto con la moglie qui da noi, stava consumando tranquillamente e ci ha raccontato che era provocato attraverso la finestra da questi ragazzini. Non ce ne siamo accorti, perché controlliamo documenti, chi entra e tutto quanto, ma non possiamo stare fermi al tavolo di chi consuma». Dopo l'uscita del cliente, dal bar hanno perso le tracce della vittima del pestaggio: «A distanza di pochi minuti è rientrato nel locale chiedendo di chiamare la polizia, aveva il volto tumefatto e la bocca rotta. Gli abbiamo fornito il ghiaccio e fatto sedere. L'episodio è accaduto al centro del campo, quindi non ho potuto vedere cosa fosse successo».

E qui il titolare rimarca la sua rabbia: «Noi che l'abbiamo aiutato, gli abbiamo fornito le prime cure, veniamo additati come la causa di queste situazioni. Allora che si chiudano tutti i bar di Venezia, perché se la causa di un pestaggio è che una persona si ferma a bere, allora non ci siamo. Capisco chi smette di fare impresa». La frustrazione è tanta, la rabbia altrettanta e la sensazione è quella di essere impotenti di fronte a chi spadroneggia: «La serata era brutta, pioveva, all'una eravamo aperti solo noi e il Duchamp, le voci parlavano della baby-gang, ma nessuno ha confermato, se non il belga, che ha detto che si trattava di ragazzini». 
Tomaso Borzomì 
Davide Tamiello
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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