Affonda il Bragosso del Comune, uno dei simboli di Chioggia

Venerdì 24 Settembre 2021 di Diego Degan
Il bragosso affondato
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CHIOGGIA - Tre anni fa era affondata la barca da pisso. Ieri mattina, tra la nottata e le prime luci del giorno, è affondato anche il Bragosso: ora entrambe le barche storiche del Comune sono ridotte a dei relitti. Colorati, suggestivi e bellissimi, ma incapaci di stare a galla: un simbolismo che, ci si augura, non debba mai concretizzarsi nella realtà. Quando, ieri mattina, qualcuno ha segnalato che il Bragosso stava affondando, i vigili del fuoco sono intervenuti subito con la loro autopompa lagunare (Apl), cercando di svuotare lo scafo dall'acqua.

Ma, ormai, le murate erano scese al livello del canal Vena e l'acqua che entrava era di più di quella che l'Apl riusciva a portar via. Dopo tre ore di tentativi, i pompieri hanno rinunciato al recupero, potendo solo mettere in sicurezza la barca, legando l'albero maestro alla riva e transennando l'area. Nel frattempo i sommozzatori, giunti da Vicenza, hanno esaminato lo scafo affondato senza trovare, almeno in prima istanza, falle o altre aperture che potessero aver causato l'affondamento. Ma non serve una falla per far imbarcare acqua: basta che l'azione del sole e delle maree secchi il fasciame esposto all'aria perché questo si contragga e si creino, fra un'asse e l'altra, delle fessure. 


IL RECUPERO

Del resto diverse persone riferiscono che la pompa di sentina (quella che, entrando in funzione quando si alza un apposito galleggiante, dovrebbe svuotare il fondo della barca) era in funzione da giorni e buttava acqua fangosa. Ad un certo punto non è più bastato. Terminato l'intervento dei pompieri, gli uffici del Comune hanno interpellato la ditta Boscolo Bielo che ha mandato sul posto un pontone con gru che ha sollevato il Bragosso, svuotandolo dall'acqua e ormeggiandolo a riva, in attesa di essere rimorchiato in cantiere per le riparazioni. Probabilmente allo stesso cantiere, all'isola del Buon Castello, dove già si trova, da tre anni la Barca da Pisso che non è mai stata riparata per mancanza di fondi. «Per sistemare le due barche ci vogliono circa 50mila euro aveva detto alcuni mesi fa l'assessore alla Cultura, Isabella Penzo ma non li abbiamo. Stiamo cercando di accedere a qualche bando regionale per le imbarcazioni storiche». Inutile dire che, nel clima di campagna elettorale, il Comune è finito subito sotto accusa, anche perché sono passati quasi cinque mesi da quando, con un articolo sul settimanale diocesano Nuova Scintilla, l'appassionato di storia locale Ruggero Donaggio, aveva denunciato il grave stato di incuria in cui versava il Bragosso. Era seguita un'interrogazione del consigliere Beniamino Boscolo (Fi) e la risposta dell'assessore, ma nessun intervento concreto. Le due imbarcazioni erano state donate al Comune, nel 2003, dai promotori della Marciliana, dalla Fondazione Clodiense e dall'allora Apt, con il contributo di varie associazioni di categoria. La loro collocazione, quale museo galleggiante della pesca, non a caso era stata scelta accanto al Museo civico della Laguna sud, del quale costituivano il complemento esterno. Già nel 2006, però, qualcuno aveva osservato il cattivo stato di manutenzione degli scafi e qualche proposta di intervento preventivo non aveva trovato riscontro.

 

Ultimo aggiornamento: 09:17 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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