UDINE - Dopo averla persa, il ristorante La Taverna di Colloredo di Monte Albano, sta correndo per riprendersi la stella Michelin. Ma in epoca Covid, lo scivolone è dietro l'angolo. E balza all'occhio immediatamente il fatto di trovare un ristorante di quel calibro e così di grido in una mappa dedicata ai locali che non chiedono il Green pass sanitario. Eppure è così, La Taverna c'è e nell'inserzione si ribadisce ancora la natura stellata del locale, anche se da un po' la prestigiosa guida ha congelato il simbolo dell'eccellenza.
La conferma arriva al telefono, quando si prova a chiedere un tavolo. «Mi scusi, una domanda: vi ho visti sulla mappa. Posso venire a mangiare nel vostro locale senza il Green pass?». Segue un breve consulto con la titolare, perché l'interlocutore non si fida a dare una risposta del genere in prima persona. Un attimo dopo, torna al telefono e arriva la conferma. «Le rispondo in modo affermativo, potete venire a cena anche senza il Green pass». E c'è anche una chiosa: «Ognuno da noi si prende le proprie responsabilità, in autonomia». Parlando di responsabilità, però, a venire meno in questo caso è quella di chi il Green pass lo dovrebbe controllare non certo da pochi giorni, ma ormai da molti mesi. È il caso dei ristoranti, che figurano tra le prime attività commerciali ad essere inserite nel novero di quelle frequentabili solamente con il possesso della certificazione sanitaria. Ristoranti e alberghi, perché in Friuli c'è anche questo: lo chalet Alpi Giulie resort, nel paradiso naturale della Valsaisera. Sulla cartina è l'ultimo punto segnato prima del confine con l'Austria e la Slovenia. L'avamposto contro il Green pass del Friuli Venezia Giulia. Ovviamente al passo coi tempi, cioè su internet.