Gli esercenti delusi: meteo ingrato e poca soddisfazione

Lunedì 26 Aprile 2021 di Lisa Zancaner
L'interno di un locale

UDINE Una ripartenza a metà, anche meno. L’attesa data del 26 aprile per la riapertura di bar e ristoranti ha deluso le aspettative di molti esercenti della città. Nemmeno il meteo è venuto incontro a chi, dopo una lunga attesa, ha potuto finalmente riaprire i battenti. Le temperature non miti non hanno invogliato a godersi un aperitivo o un pranzo all’aperto. Il primo giorno di ripartenza ha lasciato l’amaro in bocca a tanti lavoratori del settore, nonostante i plateatici allestiti. Anche chi ha registrato una buona giornata non nega le difficoltà.
GLI OPERATORI
“Io ho avuto una buon affluenza – conferma Luca Masarotti, titolare del ristorate Aquila Nera – ho la fortuna di avere un dehors che mi consente di lavorare bene e come primo giorno ho fatto il tutto esaurito. Siamo partiti bene, ma siamo avvantaggiati – ammette – E pesa comunque tanto non poter usare lo spazio interno. Oggi – prosegue – ho mandato via 15 persone. Capisco che si debba accettare le normate imposte, ma questa non è una vera ripartenza, è un avvio con il freno tirato e si lavora a metà servizio. Penso ai colleghi che nemmeno hanno spazio all’esterno e che hanno bisogno di lavorare. Anche per lo spazio ce l’ha – conclude – con queste condizioni meteo, per questa settimana quasi nessuno lavorerà. Non possiamo più permetterci queste situazioni e non sono sicuramente i ristoranti a complicare le cose”. E di primo giorno “drammatico” parla Matia Viviani, titolare dell’enoteca La Vineria. “Il tempo non gioca a nostro favore e pensavamo di aprire in altro modo”.
METEO
Ha inaugurato il suo locale lo scorso dicembre, appena il tempo di alzare le serrande per abbassarle subito. “In tutto, da quando siamo aperti, abbiamo lavorato due mesi in tutto e in questo momento non sappiamo nemmeno più cosa pensare. Siamo fiduciosi che la situazione possa cambiare perché questa, anche a causa del freddo, è una riapertura limitata” sostiene facendo il punto sulle attuali regole che penalizzano, “rispettiamo tutti il coprifuoco, però sarebbe bello lavorare fino alle 24, anche se la vera penalità è non poter utilizzare il bancone e gli spazi interni”. Bar e ristoranti hanno predisposto gli esterni al meglio, anche spendendo per tavoli sedie e fioriere che si spera portino maggiori risultati nei prossimi giorni.
FIPE
“Non può esserci soddisfazione – dice senza tanti giri di parole Antonio Dalla Mora, presidente provinciale di Fipe Confcommercio – questa è una ripartenza a dir poco faticosa, quasi un mezzo stop e non è più sostenibile. Non sembra nemmeno una vera zona gialla – aggiunge – gli operatori si sentono quasi vessati da un sistema che non capisce perché non dia loro spazio, dal momento che non c’è un’evidenza scientifica sull’aumento di contagi nei ristoranti. Tra ottobre e dicembre 2020 siamo stati chiusi - spiega – e i contagi salivano. Poi abbiamo riaperto tutta l’estate e i contagi continuavano a scendere. Non c’è una prova scientifica che colleghi i pubblichi esercizi ai contagi. Anche la Conferenza delle Regioni ha chiesto di più e lo ha fatto in maniera molto intelligente. I presidenti delle regioni sono più vicini ai contesti territoriali dove operano le imprese. Avanti di questo passo – conclude Dalla Mora – apriranno in pochi e in questo modo non si garantisce nemmeno un buon servizio. Si perdono importanti professionalità perché chi fa questo mestiere e lo fa bene, deve arrangiarsi a fare altro per vivere”. Anche in regione si annunciano nuove manifestazioni di protesta come quella annunciata per il primo maggio a Trieste.
 

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