Corte dei conti, nel mirino cinque
consulenze affidate dal Comune

Domenica 15 Dicembre 2013 di Maurizio Bait
Palazzo D'Aronco, sede del Comune di Udine, in una foto d'archivio
Il ricorso non giustificato, in qualche caso, all’affidamento fiduciario, e il richiamo inconferente alla disciplina in materia di appalti. Ma anche la mancata indicazione dei parametri adottati per valutare la congruità delle offerte, come pure la carenza di documentazione dalla quale desumere specifiche informazioni relative all’incarico (ad esempio sulla durata).



Sono i rilievi formalizzati dalla Sezione di controllo della Corte dei conti al Comune di Udine in relazione a dodici incarichi di consulenza professionale conferiti nell’arco del 2012. La Corte, in sede di verifica degli atti, ha chiesto giustificazioni all’Amministrazione municipale del capoluogo friulano, ottenendo una serie di chiarimenti che ha permesso di restringere a cinque la rosa degli incarichi sotto "accusa". Alla fine del contraddittorio documentale fra Corte e Comune, i magistrati hanno confermato la «parziale difformità» di tali incarichi rispetto alla normativa generale e al regolamento comunale in vigore a Udine.



Ma vediamo nel dettaglio il provvedimento della Corte dei conti, sottoscritto dal presidente Carlo Chiappinelli e dal relatore Giovanni Bellarosa.

Un primo caso ritenuto parzialmente difforme dalle norme riguarda una certificazione Iso 14001 e la registrazione di una struttura comunale per un progetto Ue (determinazione 1094/2012) con esborso di 4.475,62 euro: in questo caso il Comune ha spiegato alla Corte che «l’Amministrazione ha effettuato l’affidamento dell’incarico in applicazione del Regolamento per la disciplina dei contratti, che consente l’affidamento diretto qualora l’importo massimo di spesa previsto sia inferiore a 20mila euro o qualora la specialità del bene o del servizio da acquisire renda necessario il ricorso ad un soggetto predeterminato». Il Comune aggiunge che «il corrispettivo è stato ritenuto congruo sulla base di una previsione valutativa che prevedeva un carico di lavoro, per adempiere all’incarico, non inferiore alle 200 ore complessive», con costo orario lordo pari a 20 euro.



Il secondo caso concerne invece una ristrutturazione e un allestimento museale (progettazione a Casa Cavazzini), con esborso pari a 24.916,32 euro. In questo caso il Comune ha difeso la decisione affermando che «l’incarico è stato ritenuto di alta specializzazione, legato alla capacità professionale dell’incaricato nell’ambito degli allestimenti museali al fine di elaborare un progetto di allestimento, grafico e didascalico». In aggiunta, «l’offerta del professionista è stata ritenuta congrua, in forza della determinazione d’incarico stessa, sia in termini economici che in termini temporali, importanti in quanto l’apertura della Galleria di arte moderna doveva avvenire entro il 30 settembre 2012». In definitiva, secondo il Comune, «la perfetta esecuzione dell’incarico è stata acclarata dal Servizio Civici musei».



Il terzo rilievo della Corte, che in parte permane dopo i chiarimenti, riguarda un progetto grafico per 11.495 euro onnicomprensivi. Qui il Comune chiarisce: «Si è ritenuto di derogare alle ordinarie procedure di scelta del contraente al fine di non aggravare il procedimento amministrativo e di procedere mediante affidamento diretto, tenuto conto della modesta entità dell’onorario, nel rispetto dei principi di efficienza ed efficacia dell’azione amministrativa». Quanto al compenso, la sua congruità «è stata valutata facendo raffronti con altri contratti, recentemente stipulati per servizi analoghi dai diversi uffici comunali, oltre a comparazioni con precedenti affidamenti».
Ultimo aggiornamento: 14:41 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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