Wartsila, presidio in centro contro la chiusura: «Abbiamo bisogno della vostra solidarietà»

Giovedì 4 Agosto 2022
La protesta in piazza Borsa a Trieste

TRIESTE - Sono circa 700 le persone convenute al presidio organizzato dai lavoratori della Wartsila di Trieste in piazza della Borsa, organizzato in occasione dello sciopero di 8 ore indetto in tutti gli impianti del Gruppo in Italia (Genova, Napoli, Taranto e Cuneo). Al presidio, che resterà in piazza fino alle 12, ci sono ovviamente tanti lavoratori dello stabilimento triestino, rappresentanti sindacali e gente comune in segno di solidarietà. È prevedibile che il numero dei partecipanti aumenti con il passare del tempo. L'azienda finlandese nei giorni scorsi a sorpresa ha annunciato la cessazione della produzione dei motori navali nello stabilimento di Trieste, con il conseguente licenziamento di 450 persone, circa metà degli occupati dell'impianto. «Abbiamo bisogno della solidarietà della città di Trieste», chiedono dal palco. 

La drammaticità dei licenziamenti annunciati alla Wartsila è stata fissata anche in un flash mob, in cui i lavoratori hanno deposto a terra i propri cappellini, in ordine, davanti al palco. Fabio Kanidisek della Rsu Fim Cisl ha spiegato che l'intento è «far capire all'azienda che dietro la loro decisione ci sono 450 persone, simboleggiate da questi cappelli, che sono i cappelli anche dei loro figli, dei loro mariti e delle loro mogli. In fabbrica oggi è entrata una sola persona. Il presidio fuori dall'azienda continua, non deve uscire un chiodo finché non otterremo delle risposte». «I cappellini non devono stare per terra, ma sulla testa della gente, al lavoro», gli ha fatto eco Antonio Rodà (Uilm). «La città è stata deindustrializzata, si tratta di un bollettino di guerra.

Trieste così si impoverisce e si spopola, se ne vanno via le persone attive, rimangono solo i pensionati», ha sostenuto infine il segretario provinciale della Fiom Cgil Marco Relli.

In piazza anche a Genova contro la decisione di WARTSILA. Sono più di un centinaio i lavoratori di Wartsila a Genova che hanno partecipato al corteo organizzato contro la chiusura del sito di Trieste e il trasferimento in Finlandia. A loro si sono uniti i lavoratori della San Giorgio. Una delegazione è stata ricevuta in Regione dall'assessore allo Sviluppo economico Andrea Benveduti. «I lavoratori di Genova - spiega Luca Marenco, responsabile comparto Riparazioni Navali Fiom Genova - oggi sono in sciopero per solidarietà ai lavoratori di Trieste e per dire che Wartsila Genova non si tocca perché qua è già stato pagato un prezzo molto elevato con la riorganizzazione aziendale negli anni precedenti. Questo sito non può subire altri tagli, noi siamo qua in solidarietà e a difesa del posto di lavoro della sede genovese. Altri lavoratori del comparto delle riparazioni navali sono in sciopero con noi e la solidarietà è forte, è un valore presente tra gli operai». 

La «cessazione immediata della procedura che lascia ancora circa 60 giorni all'azienda per presentare un piano di mitigazione». Lo chiedono insieme i sindacati Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm Uil riferendosi alla decisione della Wartsila di smantellare la parte produttiva dello stabilimento triestino. «Ci sono le condizioni per continuare la produzione a Trieste ma ci vuole più tempo, abbiamo chiesto al Mise la settimana scorsa con il ministro Giancarlo Giorgetti e il presidente della Regione Massimiliano Fedriga di interrompere immediatamente la procedura», ha affermato dal palco Massimiliano Nobis, segretario nazionale di Fim Cisl, il quale sostiene che «con investimenti minori di quelli richiesti al Pnrr si potrebbe salvaguardare la produzione dei grandi motori, in accordo con la transizione ecologica, puntando su ricerca e idrogeno».

Per il segretario nazionale Fiom Cgil, Luca Trevisan, però, si tratta dell'avvio «di un processo che mette in discussione tutti i posti di lavoro di Wartsila a Trieste». Dunque, «difendere oggi lavoro e produzioni significa difendere la capacità di produrre ricchezza e difenderci dalle scorribande delle multinazionali. Bene che il governo si sia schierato a fianco dei sindacati, ma ora si deve passare dalle parole ai fatti».

La rilevanza nazionale dell'annuncio di Wartsila è stata poi rimarcata anche dal segretario nazionale Uilm, Michele Paliani: «Hanno sbeffeggiato il governo italiano, questa deve diventare una vertenza nazionale. La nostra battaglia non si deve fermare qui. Con questo numero di persone dovremo andare a Roma». 

Ultimo aggiornamento: 15:21 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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