Wartsila chiude lo stabilimento a Bagnoli e porta la produzione in Finlandia: 450 lavoratori a rischio. Il ministro convoca l'azienda

Giovedì 14 Luglio 2022
Lo stabilimento Wartsila a Bagnoli
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TRIESTE - Il gruppo Wartsila, produttore di motori diesel, ha reso noto questa mattina, 14 luglio, con una nota che intende centralizzare la produzione di motori 4 tempi a Vaasa in Finlandia cessando l'attività produttiva del sito di Bagnoli della Rosandra, vicino a Trieste. A rischio circa 450 addetti sui circa 970 occupati nell'impianto.

Il sito si concentrerà, secondo i piani del gruppo, su Ricerca&Sviluppo, vendita, assistenza e formazione, project management, sourcing. Il confronto tra azienda, Istituzioni e sindacti «avrà luogo nei termini e con le modalità di legge», riporta una nota.

Wartsila ha spiegato che la decisione è stata presa per rafforzare «la competitività e creare una struttura in grado di garantire una crescita futura». «Siamo consapevoli dell'impatto che questa decisione avrà sulle persone e sulle loro famiglie e ci impegniamo fin da subito a collaborare con le organizzazioni sindacali e le Istituzioni per individuare tutte le possibili soluzioni per supportare le nostre persone», riporta la nota, precisando che per lo stabilimento triestino, «il Gruppo sta valutando la possibilità di futuri investimenti legati allo sviluppo di tecnologie per carburanti sostenibili». La nuova organizzazione non avrà impatto sul portafoglio motori di Wartsila e «la supply chain rimarrà in gran parte immutata, compresi i fornitori italiani». 

Le reazioni

«Siamo sorpresi e molto irritati per la decisione ingiustificata e scorretta di Wartsila che improvvisamente ha comunicato la chiusura della linea produttiva a Trieste. Mi sono confrontato questa mattina con il ministro finlandese Ville Skinnari, anche lui all'oscuro di tutto. Ho già disposto l'immediata convocazione dei vertici della società per spiegazioni sul loro comportamento anche alla luce del fatto che la società finlandese aveva avviato proprio con il Mise una negoziazione per chiudere un accordo di innovazione». Così il ministro dello Sviluppo Economico, Giancarlo Giorgetti in una nota.

Sdegno e incredulità anche da parte del Governatore Fedriga: «Quello messo in atto - ha dichiarato - è un comportamento e una scelta inaccettabile nei metodi e nei modi e ci lascia senza parole anche e soprattutto perché da più di un anno non solo la Regione Fvg, ma anche il Governo nazionale, avevano ricevuto ampie rassicurazioni dai vertici dell'azienda e dalle istituzioni diplomatiche e governative finlandesi. Chiediamo sin da subito che che venga ritirata l'annunciata delocalizzazione».

«Riteniamo inaccettabile la decisione della multinazionale Wartsila di avviare la procedura di licenziamento per 451 lavoratori del sito di Trieste e di delocalizzare la produzione di motori per navi nel suo stabilimento in Finlandia. Stiamo parlando di uno stabilimento centrale per il Gruppo in Italia, dove ha quattro siti in cui occupa in totale 1.150 persone, di cui 973 a Trieste, con rilevanti opportunità e prospettive produttive, anche grazie alla vicinanza al porto commerciale. Rimandiamo al mittente questo atto scellerato, comunicato con una modalità inqualificabile, ovvero un collegamento in videoconferenza di pochi minuti». Lo scrivono in una nota Rocco Palombella, Segretario generale Uilm, e Michele Paliani, Coordinatore Uilm del settore della cantieristica navale. «Rimandiamo al mittente questa azione che contrasteremo in ogni sede per salvaguardare l'occupazione e il futuro di tutti i siti italiani. Sin da subito chiediamo l'intervento immediato del Ministero dello Sviluppo economico e delle istituzioni locali per avviare un tavolo di confronto che scongiuri un dramma occupazionale, sociale e produttivo che interessa centinaia di lavoratori, di famiglie e un'intera comunità. Siamo pronti alla mobilitazione», conclude il comunicato.

Una «delocalizzazione a tradimento che la multinazionale effettua alle spalle del sindacato, dei lavoratori e di tutta la comunità triestina e dell'intero governo nazionale», e che «brucia 450 posti di lavoro su un totale di 960. Contrasteremo questa decisione per mantenere un'attività competitiva e l'occupazione». Così il Segretario generale Fim Cisl Roberto Benaglia e il segretario nazionale Fim Cisl Massimiliano Nobi, hanno definito l'annuncio della multinazionale W„rtsil„, di trasferire tutte le attività produttive dei grandi motori navali da Trieste in Finlandia. Per la Fim Cisl «questa grave scelta indebolisce in maniera immotivata un tessuto industriale importante e qualificato proprio mentre, sulla trasformazione della mobilità della navalmeccanica, si possono realizzare progetti di investimento e di grande futuro». La Fim Cisl dunque chiede «l'attivazione di tutti i tavoli regionali e nazionali, per contrastare questa decisione e per far cambiare posizione alla multinazionale». 

«La decisione, comunicata oggi alle organizzazioni sindacali dalla multinazionale Wartsila, di cessare tutta l'attività produttiva dello stabilimento di Trieste è totalmente inaccettabile e dimostra ancora una volta l'inefficacia della legislazione italiana nel contrastare lo strapotere delle multinazionali ed impedire le delocalizzazioni produttive». Lo dichiara in una nota Luca Trevisan, segretario nazionale Fiom-Cgil . « È intollerabile - denuncia Trevisan - che, nel vuoto di politica industriale del governo, di misure a difesa del lavoro e delle attività produttive, le multinazionali considerino l'Italia terra di conquista, mercati e know how da acquisire, senza vincolo alcuno sul piano sociale e occupazionale. Governo e la Regione Friuli Venezia Giulia convochino subito una tavolo istituzionale con le organizzazioni sindacali e la Rsu per intervenire direttamente sulla multinazionale Wartsila e fermare i licenziamenti e l'annunciata distruzione di un patrimonio industriale. Con Fim e Uilm e la Rsu saranno nelle prossime ore decise tutte le iniziative di mobilitazione necessarie a respingere i licenziamenti e difendere l'occupazione».

La chiusura di Wartsila a Trieste è inaccettabile sia per i modi sia per le tempistiche, viste anche le recenti aperture d'intenti al ministero dello sviluppo economico. Non si possono licenziare dall'oggi al domani oltre 450 persone senza dare alcuna spiegazione plausibile. Occorre intervenire subito». Lo afferma in una nota il ministro per le Politiche agricole, Stefano Patuanelli, a seguito dell'annuncio da parte della multinazionale finlandese di voler cessare l'attività nel sito produttivo di Bagnoli della Rosandra, vicino Trieste.

I lavoratori della Wartsila di Bagnoli della Rosandra (Trieste) si sono riuniti questa mattina in presidio davanti allo stabilimento dopo l'annuncio da parte della multinazionale finlandese di voler cessare l'attività all'interno del sito produttivo. Per oggi è stato proclamato uno sciopero. «Quando il capo del personale chiama le Rsu alle 8.30 del mattino e consegna una comunicazione rispetto alla procedura di chiusura della parte produttiva con tanto di esuberi, la reazione non può che essere quella», osserva il segretario territoriale della Fiom Cgil, Marco Relli. In mattinata le Rsu hanno incontrato il prefetto di Trieste, Annunziato Vardè. In serata, annuncia Relli, «ci sarà il coordinamento nazionale che deciderà le azioni da intraprendere, con il coinvolgimento di Rsu, segretari territoriali e coordinatori nazionali». Al presidio ha partecipato anche il personale di ditte esterne, aggiunge il sindacalista, «anche perché ai 451 esuberi dichiarati dall'azienda, si possono stimare altri 400 relativi all'indotto». In mattinata i lavoratori sono stati raggiunti anche dall'assessore regionale al Lavoro, Alessia Rosolen, e dal presidente di Confindustria Alto Adriatico, Michelangelo Agrusti. Durante il presidio, riferisce Relli, «non ci sono stati blocchi al passaggio dei camion», «ma i camionisti vedendo i lavoratori non hanno provato ad accedere e sono andati via».

«Esprimiamo tutta la nostra vicinanza ai lavoratori della Wartsila, che questa mattina ha annunciato di voler chiudere la sede di Trieste per trasferire le attività produttive dei grandi motori navali in Finlandia, nonostante siano tra i beneficiari dichiarati del Pnrr». Lo comunica Alternativa Friuli Venezia Giulia, già presente sul posto a fianco dei lavoratori con il deputato Massimo Enrico Baroni e il coordinatore triestino Marco Palmolungo. «Una scelta vile e scellerata quella dell'azienda, che vuole licenziare oltre 450 famiglie, su oltre 970 lavoratori. Si tratta di lavoratori altamente qualificati. A sole poche settimane dai licenziamenti della Flex, ancora una volta vengono traditi i cittadini triestini, indebolendo ulteriormente il già fragile tessuto industriale giuliano» «Oggi siamo accanto ai lavoratori del polo di Trieste che si sono già mobilitati in protesta davanti ai cancelli - dichiara Palmolungo, perché questa decisione è inaccettabile nel merito e nel metodo (una breve videochiamata!!) - »Il governo dei migliori si svegli dal sonno profondo in cui si sono addormentati nei palazzi - aggiunge Baroni - perchè non può e non deve abbandonare i lavoratori italiani».

Ultimo aggiornamento: 15 Luglio, 10:31 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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