Sexting con a foto rubata al figlio: finge di avere 20 anni e si fa mandare immagini hot da una ragazza disabile

Lunedì 13 Dicembre 2021 di Angela Pederiva
Sexting con a foto rubata al figlio: finge di avere 20 anni e si fa mandare immagini hot da una ragazza disabile

TRIESTE - Si faceva chiamare Amore, diceva di avere 20 anni, si mostrava come un bel ragazzo. Ma era tutto falso: un altro nome, un'altra età, un altro volto. Quello di suo figlio, a cui aveva rubato l'immagine per irretire una giovane disabile e indurla a mandargli foto a luci rosse, il tutto attraverso i social. È ciò che viene definito sexting e per il Tribunale di Trieste è un reato: sostituzione di persona, quella per cui l'uomo è stato condannato a tre mesi di reclusione, con la sospensione condizionale della pena.


LA RELAZIONE

Le motivazioni della sentenza sono state pubblicate nei giorni scorsi.

Secondo quanto accertato dal giudice Debora Della Dora Gullion, la vicenda è andata avanti da settembre a dicembre del 2017. In quel periodo la ragazza, colpita da «un ritardo mentale di media gravità con invalidità certificata», era stata contattata via Instagram da un follower che aveva iniziato a mostrare particolare attenzione per lei. In breve tempo tra i due era cominciata una relazione a distanza, che dal computer si era trasferita al telefono, benché sempre attraverso messaggi. «Dapprima mediante conversazioni, successivamente con uno scambio di foto, anche volgari, mediante Whatsapp», evidenzia il magistrato.


L'IMMAGINE

Dalla documentazione agli atti del procedimento, risulta che «l'imputato si era presentato alla persona offesa, che è affetta da disabilità intellettiva di media gravità, come un adolescente di vent'anni, postando sui social l'immagine del proprio figlio». Scatti in apparenza genuini, che ritraevano il giovane in pose ammiccanti, ma che in realtà nascondevano un imbroglio, come ha poi scoperto la famiglia della vittima. Una sorpresa tremenda per la donna, che a quel punto era ormai convinta di essersi innamorata di un coetaneo e invece ha dovuto fare i conti con una squallida realtà, tanto da arrivare a minacciare perfino il suicidio, come testimoniato in aula da sua madre.

L'ACCUSA

In quel momento è scattata la denuncia, sfociata nel procedimento penale approdato al verdetto. «Ad avviso del tribunale scrive il giudice Della Dora Guillion possono senz'altro ravvisarsi tutti gli elementi costitutivi del delitto di sostituzione di persona ipotizzato dall'accusa». Come ricorda la sentenza, «la sostituzione della propria all'altrui persona si verifica qualora il soggetto assuma un atteggiamento atto a far apparire se stesso come un'altra persona», il che secondo quanto ammesso dalla recente giurisprudenza può «commettersi a mezzo internet, attribuendosi falsamente le generalità di un altro soggetto, inducendo in errore gli altri fruitori della rete». Allo stesso modo, annota il magistrato, «è considerata punibile ance la condotta di chi, utilizzando i dati ed il nome altrui, crei un falso profilo sui social network, usufruendo dei servizi offerti, procurandosi i vantaggi derivanti dall'attribuzione di una diversa identità, anche semplicemente l'intrattenimento di rapporti con altre persone ed il soddisfacimento della propria vanità, e ledendo l'immagine della persona offesa».

L'ESASPERAZIONE

Per il Tribunale di Trieste, è «pacifico» che la disabile «sia stata tratta in errore» dall'imputato «sulla sua identità», in quanto l'uomo aveva «postato sul suo profilo social le fotografie del figlio adolescente al fine di adescare la giovane ed intrattenere con la stessa una relazione a distanza». Inoltre è «provato» il dolo specifico, «vale a dire la volontà dell'agente di indurre in errore la persona offesa sulla sua identità per ottenere dalla stessa dei benefìci di tipo sessuale». Ugualmente «pacifica» è la sussistenza del danno in capo alla ragazza, «segnatamente costituito dalla esasperazione dovuta al raggiro subìto con conseguente minaccia di suicidio». Tutte considerazioni che, messe in fila, hanno determinato la condanna a tre mesi, pena sospesa vista l'incensuratezza dell'individuo.

Ultimo aggiornamento: 14 Dicembre, 12:27 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci