Slovenia, 200 agenti in più per bloccare i migranti: «Ma gli arrivi continueranno»

Previsto un forte aumento delle forze in campo dopo il ripristino in Friuli Vg dei controlli al confine

Venerdì 20 Ottobre 2023 di Maurizio Bait
Slovenia, 200 agenti in più per bloccare i migranti: «Ma gli arrivi continueranno»

TRIESTE - Saranno oltre 200 gli agenti della Polizia di frontiera chiamati a rafforzare gli organici in Friuli Venezia Giulia per attuare il ripristino dei controlli al vecchio confine con la Slovenia, così come stabilito dal Governo nazionale: Lo scopo dichiarato è fronteggiare il rischio d'infiltrazioni dalla rotta balcanica di immigrati radicalizzati e potenzialmente capaci di azioni terroristiche.

In queste ore la macchina organizzativa si sta muovendo febbrilmente per farsi trovare pronta, a mezzanotte, all'entrata in vigore della restrizione alla libera circolazione dettata dal Trattato di Schengen.


I CONTROLLI
La "stretta" durerà per ora 10 giorni a cominciare da domani, sabato, ma è prorogabile in via continuativa da un singolo Governo nazionale fino a un massimo di 30 giorni e con interruzioni fino a 6 mesi. Tale semestre può, tuttavia, essere prorogato di altri due semestri su decisione della Commissione europea. La Polizia chiederà di esibire i documenti d'identità personale, ma è probabile che sia richiesta anche la carta di circolazione dei veicolo sul quale si viaggia, al fine di verificare la sua regolarità e l'identità del proprietario. In ogni caso e questa è una direttiva giunta dal Ministero dell'Interno - gli agenti cercheranno di non intralciare per quanto possibile il normale traffico transfrontaliero così come quello dei mezzi commerciali.
«Siamo ormai a oltre 16mila ingressi irregolari via terra all'anno in Friuli Venezia Giulia, noi ce la mettiamo tutta ma è difficile fermare in flusso che sembra inarrestabile», è la constatazione del segretario provinciale udinese del Siulp Luca Onofrio, in servizio alla Polizia di frontiera di Tarvisio. Nel solo Tarvisiano stanno arrivando 80 agenti che affiancheranno da domani i 50 colleghi già schierati sulla frontiera delle Alpi Giulie. A questi vanno aggiunti i 40 agenti della 4. Zona della Polizia di frontiera che già hanno base nella vallata (e in larga misura a Valbruna) per eseguire i controlli di retrovalico. Onofrio, che è anche capo del Soccorso alpino della Valcanale, ricorda che 21 anni fa, allorché la Slovenia aderì a Schengen, fu proprio lui a segare la sbarra di confine che adesso, sia pure provvisoriamente, dovrà rimpiazzare.


I PASSEUR
Più drastico il giudizio dei poliziotti dell'area giuliana, dove la rotta balcanica conosce il proprio capolinea: «Una volta fermare un passeur era considerato un evento eccezionale dovuto essenzialmente a segnalazioni spiega il segretario regionale del Siulp Fabrizio Maniago, di Trieste mentre soltanto dallo scorso gennaio ne abbiamo già fermati ben 96. L'altra notte un pullmino con a bordo numerosi immigrati e diversi bambini ha forzato l'alt al confine e durante l'inseguimento ha sfasciato cinque auto».
La realtà sul campo è assai difficile: Maniago ne è convinto. Non perché le misure varate siano di fatto poco utili, quanto piuttosto per l'impossibilità materiale di arginare l'intero fenomeno, sottolineano gli esponenti sindacali, che invocano quella che considerano l'unica soluzione praticabile: «Una revisione delle norme europee capace di superare lo stallo dettato dal Trattato di Dublino». La realtà territoriale fra Friuli Venezia Giulia e Slovenia è tale da rendere in ogni caso difficile mantenere i flussi sotto controllo: se in montagna le pattuglie controllano le vallate di retrovalico per intercettare eventuali stranieri scesi a piedi da selle e forcelle in quota, sul Collio e sul Carso isontino e triestino la situazione si complica a causa delle teorie di piste forestali, stradine interpoderali e sentieri che si fanno beffe dei vecchi confini.


VESTITI
Pensiamo ai boschi della Val Rosandra, paradiso di escursionisti e alpinisti, sede della prima scuola di alpinismo in Italia intitolata a Emilio Comici che qui mosse i primi passi da gigante sulle rocce: oggi la vallata è percorsa da una comoda pista ciclabile transfrontaliera che seguendo una vecchia sede ferroviaria asburgica comincia a Erpelle, in Slovenia, a lato di una strada statale, per andare a finire in pieno semicentro di Trieste, nel rione popolare di San Giacomo. Se poi parliamo dei sentieri, la condizione diventa ancora più difficile: sono tutti passaggi della rotta balcanica, come testimoniano con eloquenza felpe, scarpe, pantaloni e zainetti abbandonati appena passato il confine.


DA SOLI
Le organizzazioni dei trafficanti d'uomini forniscono ai migranti vestiti nuovi per presentarsi "ripuliti" alle autorità italiane e richiedere la protezione internazionale. «Ne arrivano dai 30 ai 40 al giorno - certifica Maniago e non andiamo nemmeno più a prenderli né noi né i soldati dell'Esercito: sappiamo che si presentano da soli». Fra questi, si nascondono gli integralisti capaci di colpire con azioni terroristiche, questo è comprovato sia per la rotta mediterranea che per quella terrestre lungo i Balcani. «Sono piccole percentuali constata il sindacato di Polizia ma siccome i numeri sono grandi, anche una piccola percentuale può rappresentare un serio pericolo per la nostra sicurezza».

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