Tezze, un paese sotto choc per Alberto: «Guidare il pullman era la sua passione»

Giovedì 5 Ottobre 2023 di Maria Elena Pattaro
Alberto Rizzotto

VAZZOLA (TV) - «Guidare i pullman era la sua passione. Quando ne parlava gli brillavano gli occhi». Un autista esperto, una persona semplice, spontanea, che gioiva delle piccole cose. Soprattutto delle occasioni che il suo lavoro gli regalava: «Era contentissimo di stare in mezzo alla gente, di parlare altre lingue e di portare a spasso i turisti». È il ritratto commosso che i compaesani fanno di Alberto Rizzotto, 40 anni, l'autista del bus della strage del cavalcavia.  A Tezze di Piave, la piccola frazione di Vazzola, nella Marca trevigiana, sono tutti sconvolti. E increduli: «Vogliamo capire come possa essere accaduto». L'ipotesi è che l'autista, dipendente della Martini Bus, sia stato colto da un malore improvviso che gli ha fatto perdere il controllo del mezzo.

Ma saranno perizie e autopsia a ricomporre il puzzle di una tragedia di proporzioni inaudite. Un dramma che ha annichilito il Veneto e l'Italia intera. E tolto il fiato alla piccola frazione trevigiana. È qui che abitava Alberto, in una villetta di via dei Zacchi, insieme a mamma Maria Adele Roma, a papà Luigi Rizzotto e al fratello Giulio. «Siamo distrutti, non riusciamo neanche a parlarne» sussurra la mamma al telefono, prima di chiudersi nel dolore. Ieri la villetta è rimasta avvolta nel silenzio, interrotto soltanto dalle visite di alcuni parenti e dai gesti di affetto, come il mazzo di fiori bianchi deposto da un amico davanti al cancelletto di casa.

APPASSIONATO
A Vazzola la famiglia è molto conosciuta e benvoluta. Il padre è un ex generale dell'Aeronautica ora in pensione, che ha comandato il 2° gruppo di volo del 51° stormo di Istrana. La madre un'ex maestra e catechista che è sempre stata molto attiva in parrocchia e nel sociale. Anche Alberto aveva saputo guadagnarsi la stima e l'affetto dei suoi compaesani: «Un ragazzo buonissimo, gioviale. Aveva sempre una buona parola per tutti - ricorda la vicina e amica di famiglia Rossella Narder -. L'ho visto crescere. Da quando faceva l'autista aveva trovato la serenità: quel lavoro lo appassionava». Dopo gli studi all'Ipsia di Oderzo, si era dedicato al lavoro fino all'ingresso nel settore dei trasporti: dal 2011 al 2013 alla Veneta Autobus, dal 2014 alla Martini Bus. «Raccontava le sue giornate anche sui social» dice la vicina. Tanti infatti i selfie al volante delle corriere. L'ultimo post Facebook è di martedì alle 18.30, un'ora e mezza prima della tragedia. Rizzotto si è geolocalizzato all'Hu Camping in Town, il campeggio di Marghera: «Shuttle to Venice», navetta verso Venezia. Poi solo una raffica di commenti degli amici, sempre più angosciati: «Rispondi». Ma il 40enne non ha più potuto replicare a quell'ondata di affetto. Pensare che alla vigilia della tragedia Rizzotto aveva postato una vignetta-amuleto: «Porto fortuna a chi mi condivide, provare per credere». Alberto era fatto così, confidano i tanti che gli volevano bene: sensibile e delicato, aveva sempre una parola buona per tutti, da manifestare anche attraverso un pensiero positivo sui social.

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IN LUTTO
«Abbiamo sperato che non ci fosse lui al volante di quel bus - continua Rossella -. Stamattina mio figlio mi ha mandato un messaggio con il suo nome. Non ha aggiunto altro perché qui siamo tutti senza parole». Il 40enne non aveva una compagna e il tempo libero lo passava con gli amici. Amava anche fare dei giri in moto. «Sono molto triste - dice il professor Orazio Laudani, che è stato suo insegnante di tecnologia alle medie -. Era buono, gentile, disponibile, sempre allegro». La comunità perde un figlio. Per decenni Alberto ha fatto parte del gruppo tamburini del Palio. «Un abbraccio forte dal tuo paese che ti ha voluto tanto bene» è il messaggio comparso sul gruppo Facebook della frazione. «Non possiamo che stringerci al dolore della famiglia - dice il sindaco Giovanni Zanon - di fronte a una tragedia che ci lascia senza parole».
 

Ultimo aggiornamento: 12:54 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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