Calcio. Il ritorno della serie D a Treviso, il Tenni guarda verso il futuro: «Vogliamo costruire anche un museo e una palestra»

Sabato 16 Settembre 2023 di Paolo Calia
Calcio. Il ritorno della serie D a Treviso, il Tenni guarda verso il futuro

TREVISO - «Per chi come me ha giocato a calcio, in periferia, entrare nel terreno di gioco del Tenni è sempre un’emozione. Un sogno che si avvera». Mario Conte, al centro del rettangolo verde, guarda gli spalti vuoti e già immagina come sarà lo stadio domani al ritorno del Treviso in serie D. «Dopo quasi 12 anni torniamo nel calcio che conta», scherza.

La traversata nel deserto del calcio minore è stata lunghissima. Conte adesso osserva dall’interno un impianto che ha difeso strenuamente da chi lo avrebbe voluto chiudere, abbattere e trasformare in parco. E su cui adesso vuole puntare.


IL FUTURO
«L’idea che abbiamo è quella di integrare sempre di più il Tenni nella città e nel quartiere. Stiamo lavorando a un progetto che prevede spazi commerciali attorno agli spalti, del resto qui vicino c’è già un grande parcheggio da utilizzare. E vogliamo costruire anche una palestra e un museo dedicato allo sport trevigiano. Il Tenni che immagino, e su cui stiamo lavorando, sarà aperto anche ad altri eventi. Dovrà diventare una struttura vissuta il più possibile, non solo in occasione della partita. In campagna elettorale c’erano due visioni sul futuro dello stadio, mi pare che i trevigiani abbiano scelto in modo molto chiaro». Il sindaco ha già fatto i primi passi: «Abbiamo parlato con gli imprenditori che fanno parte del consorzio e con altri, l’interesse per questo progetto c’è. Mi fa piacere che anche un imprenditore come Massimo Zanetti pensi al Treviso, non ci siamo ancora sentiti ma è un segnale molto positivo». E c’è anche qualcosa di concreto: «Quella tribuna - dice indicando gli spalti a ridosso degli spogliatoi - verrà demolita e ricostruita. Sotto vogliamo ricavare una nuova palestra che servirà sicuramente alla squadra in certi orari ma che poi vogliamo aperta a tutti. Intanto attendiamo la serie D: questo stadio avrà 5mila posti di capienza, resteranno chiusi solo i popolari comunque agibili». 


GLI INTERVENTI
Alla vigilia del ritorno in D, Conte ripercorre le peripezie legate allo stadio. «Ricordo ancora la prima volta che, da sindaco, sono venuto a vedere una partita del Treviso. Ero seduto nella tribuna centrale, accanto a me avevo i posti coperti di guano. Il campo da gioco non era verde, ma marrone. Uno schifo totale. Il giorno dopo, arrivato in ufficio, ho chiuso i rapporti con la società di allora e siamo ripartiti». Nella primavera del 2019 la svolta: la nascita del consorzio, i nuovi dirigenti, l’amministrazione comunale a fare da garante. E il Tenni, però, in uno stato pietoso. «Abbiamo trovato immondizia ovunque - racconta Marco Pinzi, presidente del consorzio Treviso Siamo Noi, mentre sfila accanto al sindaco - c’erano sacchi stipati in stanze che non venivano aperte da chissà quanto tempo. Nessuno aveva smaltito mai niente. Abbiamo riempito 14 container di roba da buttare: quattordici. Negli uffici, abbandonati, c’era un caos indescrivibile: coppe e trofei per terra, plichi di documenti gettati ovunque. Perfino le copie dei contratti dei giocatori tesserati per la serie A: erano sparse sul pavimento». Tutto questo è ora alle spalle. Il sindaco passeggia per il campo, entra negli spogliatoi, rimessi a nuovo. Scintillanti. Assieme a Pinzi imbocca prima quello della squadra di casa, poi quello degli ospiti. E da buon tifoso sorride: «Mi fa una certa impressione pensare che qui, durante l’anno della serie A, si sono seduti giocatori come Del Piero o Ibrahimovic quando vennero a Treviso con la Juventus». È lo stesso pensiero che in Eccellenza e Promozione facevano i tanti componenti delle squadra che arrivavano al Tenni per partite da ricordare: «Da domenica (domani ndr) non sarà più così. Adesso il Treviso incrocerà squadre che hanno una storia, con giocatori di esperienza che non si fanno certo impressionare dal giocare in stadi carichi di storia come questo. Ritorniamo nel vero calcio». Ultima tappa, la stanza dei trofei: anche il Treviso ne ha una. Spiccano le coppe delle promozioni centrate dal mitico Treviso di Pillon che ha portato i biancocelesti in serie B, la Coppa Italia dilettanti del 1992/93. Ci sono anche i trofei dei tornei minori, decisamente minori, ma pur sempre tasselli di un’epopea sportiva. E non sono gettate in un angolo, ma ben lucidate e riposte dietro vetri illuminati. È il nuovo Treviso.

Ultimo aggiornamento: 12:29 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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