Samira è morta sul colpo, non aveva la cintura. Fuori pericolo i tre amici. La sbandata fatale: 4 ipotesi

Martedì 26 Aprile 2022 di Maria Elena Pattaro
L'auto distrutta
4

SPRESIANO - Senza cintura: Samira non se l’era allacciata. Era sul sedile posteriore destro della Volkswagen Polo ed è morta sul colpo. L’impatto contro il platano sulla Pontebbana, a Spresiano, di ritorno da una serata in discoteca le è stato fatale. I tre amici a bordo con lei invece si sono salvati: sono tutti feriti ma nessuno di loro è in pericolo di vita.

Questa la ricostruzione della tragedia fatta dalla polizia stradale, intervenuta ieri mattina all’alba per i rilievi di rito, che ritiene molto probabile che la giovane non fosse assicurata correttamente al sedile posteriore. E che di fronte all’ennesima giovane vita spezzata lancia un appello: «Allacciatevi sempre le cinture, anche nei sedili posteriori. E rispettate il Codice della strada». Mentre il sindaco di Spresiano torna a invocare un autovelox fisso su un tratto maledetto, in cui gli automobilisti pestano troppo l’acceleratore. 


LE INDAGINI
L’informativa degli inquirenti è già sul tavolo del sostituto procuratore di turno e nelle prossime ore verrà aperto un fascicolo per omicidio stradale. E A. T. M., il 21enne al volante, verrà indagato. Un atto dovuto in casi come questo. Il ragazzo, originario del Guinea Bissau e residente a Santa Lucia di Piave è stato sottoposto ai test alcolemici e tossicologici per capire se fosse alterato al momento dell’incidente, le cui cause sono tuttora al vaglio degli inquirenti. 
Che cosa ha provocato la sbandata fatale? Un colpo di sonno? Una distrazione? L’eccesso di velocità? Oppure una tragica fatalità? Le risposte arriveranno dagli accertamenti degli inquirenti e dalle eventuali perizie che disporrà la Procura. L’impatto è avvenuto a Spresiano, quasi al confine con Ponte della Priula, in un tratto rettilineo della Pontebbana. La Volkswagen Polo bianca viaggiava verso Conegliano: ancora 13 chilometri e Samira sarebbe arrivata a casa, a Mareno di Piave, nell’alloggio popolare di via Conti Agosti in cui abitava con la famiglia. Invece a casa non ci è arrivata mai. 
La sua vita si è interrotta alle 5.40 di ieri mattina, dopo una serata con gli amici in una discoteca di Jesolo. L’impatto non le ha lasciato scampo. Dai primi accertamenti risulta che la vettura su cui viaggiavano i quattro amici sia di proprietà di un famigliare di R. W., il 21enne colombiano residente a Santa Lucia di Piave e seduto accanto al guidatore. Samira e l’altra ragazza - J. F., 23 annidi Pieve di Soligo - erano sedute dietro. I tre ce l’hanno fatta: sono stati ricoverati al Ca’ Foncello di Treviso con botte, fratture, contusioni ma nessuno di loro è in pericolo di vita. La loro amica invece non ha avuto scampo. 


«VOGLIAMO L’AUTOVELOX»
Su quel rettilineo «la gente corre» - si lamentano i residenti. E’ per questo che il sindaco di Spresiano Marco Della Pietra torna a chiedere un autovelox fisso. «Lo avevo già chiesto e mi è stato detto che non ci sono i numeri. Quante altri morti dobbiamo aspettare? - tuona il primo cittadino -. Da quando sono in carica ci sono già stati tre mortali. Per me ogni vittima vale come 100 vittime: non possiamo indugiare oltre. Questo tratto va messo in sicurezza: è un rettilineo di circa 5 chilometri ed è l’unico a non avere rilevatori fissi». 


L’APPELLO
L’insidia della velocità, quindi. Ma non solo: la differenza tra la vita e la morte potrebbe essere stata anche la cintura di sicurezza. In attesa di fare piena luce sull’esatta dinamica e sulle cause dello schianto, la Polstrada coglie la palla al balzo per lanciare un appello sull’importanza della cintura di sicurezza. Anche per i passeggeri seduti sui sedili posteriori. «In caso di incidente sono uno dei più importanti meccanismi di protezione - spiega Simone Morello, comandante della Polizia stradale di Treviso -. Riducono notevolmente il rischio che le persone urtino come proiettili nell’abitacolo o addirittura vengano sbalzati fuori al momento dell’impatto». 
E se non bastasse il monito a convincere automobilisti e passeggeri, il comandante ricorre a un esempio pratico: «In un urto frontale anche solo a 50 chilometri orari, senza cintura di sicurezza un corpo impatta con una decelerazione che può arrivare a 100 g (valore dell’accelerazione di gravità terrestre che determina il “peso” dei corpi, ndr)». Detto in altre parole è come se «il peso del corpo si moltiplicasse per 100 volte» - conclude il comandante, preoccupato per le ultime statistiche europee relative allo scarso utilizzo delle cinture sui sedili posteriori. In Italia vengono usate solo nell’11% dei casi. Troppo poco. E nella Marca il trend non è più rincuorante, anzi. Da qui l’importanza delle campagne di sensibilizzazione sia all’interno delle scuole che per l’intera popolazione, così da porre un freno alla scia di sangue che continua a imperversare sulle strade della Marca. 
 

Ultimo aggiornamento: 18:12 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci