La siccità spaventa i viticoltori, rabdomanti sulle colline a caccia d'acqua: parte la corsa al pozzo privato

Domenica 19 Marzo 2023 di Elena Filini
La realizzazione di un pozzo artesiano

TREVISO - Pozzi artesiani e rabdomanti: scatta la corsa all'acqua sulle colline. La siccità e le prospettive climatiche stanno creando grandi difficoltà e angoscia per il futuro nel mondo della viticoltura di collina.

Per questo motivo, oltre agli accordi stretti dal Consorzio del Conegliano Valdobbiadene Superiore per la realizzazione di bacini naturali, i singoli viticoltori stanno inoltrando al Genio civile richiesta per poter scavare pozzi artesiani in supporto alle viti in sofferenza.

PRECIPITAZIONI ASSENTI
La conferma arriva da Coldiretti. «Ci risultano molte richieste per pozzi artesiani, ci sono tante domande per cercare di sopperire a questo momento di difficoltà -spiega Giorgio Polegato, presidente Coldiretti Treviso- Il Genio civile ora dovrà decidere a quali dar corso in base alle aree in cui sono richieste e a una serie di parametri di tipo tecnico». Un inverno siccitoso, che è seguito a un'estate priva d'acqua, ha messo in allarme i viticoltori. I numeri spiegano molte cose: nella Marca mediamente cadono 1155 millimetri di pioggia ogni anno. Nei primi 3 mesi, che assieme a dicembre sono i più siccitosi, la media è di 210. Al momento, ovvero a 12 giorni dalla fine del primo trimestre, nessuna località ha raggiunto i 50 millimetri e alcune (Mogliano, Oderzo, Vittorio Veneto) non arrivano a 30.

METODI ARCAICI
«Il tema è serio, comprendiamo la preoccupazione» aggiunge Polegato. Negli ultimi mesi le richieste private hanno provocato un superlavoro per i tecnici, geologi in primis, che devono fare le rilevazioni per comprendere a quale profondità sia necessario scavare, e produrre la documentazione per tutti i permessi. Ma ci sono diversi agricoltori che si affidano perfino ai rabdomanti. Figure arcaiche, sensitivi dell'acqua che con metodi empirici spesso indicano l'area in cui scavare e la profondità cui scendere. La corsa all'acqua chiaramente tradisce una preoccupazione diffusa e motivata. Tuttavia può rappresentare un rischio per l'approvvigionamento comune e soprattutto per l'equilibrio idro-geologico delle colline. Di questo è più che consapevole il sindaco Luciano Fregonese. «Sull'aumento delle domande non ho dati certi, ma sto verificando. Per ora ne ho visto uno in fase di esecuzione e vorrei capire se ce ne sono altri. Chiederò per questo un incontro col Genio civile di Treviso la prossima settimana».

ITER COMPLESSO
Il primo cittadino la scorsa settimana aveva espresso la sua contrarietà a questa pratica nell'ambito di un incontro pubblico dedicato alla viticoltura e al problema della siccità. Gli studi di geologia confermano gli incrementi: da una media di 2 pratiche degli anni precedenti, si è passati quest'anno alle 15-16. L'iter non è semplice: per un'autorizzazione servono dai 4 ai 16 mesi. Il pozzo artesiano è un punto di prelievo controllato e deve seguire una norma molto stringente. La domanda, corredata da relazione idrogeologica e tecnica va inviata al Genio civile che poi smista tutto all'Autorità di bacino che dà il parere vincolante. Quando la pratica torna indietro (ma non è detto che il parere sia sempre positivo) si comincia la ricerca d'acqua. Ed è qui che entrano in gioco i famosi "maghi". Così gli agricoltori chiamano i rabdomanti che determinano la profondità a cui si potrebbe trovare l'acqua invece delle analisi scientifiche (e più costose) di geologi e società specializzate che, anche con l'utilizzo di droni, scansionano il terreno utilizzando onde elettromagnetiche e attrezzature altamente tecnologiche capaci di identificare la possibile presenza di acqua in profondità.

COSTI ELEVATI
Spesso dunque si chiamano gli esperti che con foglie e ramoscelli indicano (ma non è una regola cartesiana per cui spesso l'acqua non c'è) il punto in cui scendere in profondità. Scavare è oneroso: una perforazione può costare 100 euro al metro fino a 100 metri di profondità e 200 oltre quella soglia. Aggiungete autorizzazioni, analisi geologiche e tutta la parte idraulica e per un pozzo di circa 150 metri si arrivano a investire anche 30mila euro. Quando si trova l'acqua bisogna comunicare la scoperta d'acqua e le prove di portata. E alla fine di questo viene rilasciata la concessione che prima era per vent'anni e ora per sette. Anche Confagricoltura conferma la corsa all'acqua e manifesta le sue perplessità su questa modalità. «Quella dei pozzi artesiani può essere sicuramente una soluzione parziale per cercare di contrastare nel breve periodo i danni portati dalla siccità -commenta Giangiacomo Gallarati Scotti Bonaldi, Presidente di Confagricoltura Treviso- Penso tuttavia sia necessario affrontare questo problema in maniera più strutturale, con investimenti importanti in opere e infrastrutture. Abbiamo già procrastinato troppo a lungo, ora è il momento delle scelte lungimiranti».
 

Ultimo aggiornamento: 20 Marzo, 11:29 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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