Saldi a Treviso, Cappelletto: «Non possiamo vietare alle persone di fotografare una scarpa ma possiamo far pagare la prova come fanno all'estero»

Martedì 9 Gennaio 2024 di Elena Filini
Saldi a Treviso, Alberto Cappelletto

TREVISO - «Non possiamo vietare alle persone di fotografare una scarpa, ma sulla maleducazione di chi si prova una calzatura da me e la compra online, addirittura dal mio negozio virtuale, dico no. E concordo su ciò che avviene all’estero soprattutto nei negozi di sneakers: se provi una scarpa e poi la compri ti detraggo un tot, sennò paghi la prova». Alberto Cappelletto, titolare del noto negozio di calzature in piazza dei Signori, definisce il modello commerciale del proprio punto vendita come ibrido: il negozio fisico tiene e funziona bene, con un considerevole ritorno dopo la sbornia virtuale del Covid. Ma il negozio online, nato sette anni fa per esigenza della stessa clientela, marcia con soddisfazione. «Il segreto? Una persona addetta solo alle vendite online, la modalità di servizio e di competenza del negozio fisico. Tanto il cliente dell’online non è trevigiano, ma viene da Roma, Milano o dall’estero».


Anzitutto, come stanno andando i saldi?
«Siamo in linea e siamo soddisfatti. Soprattutto considerando che noi non abbiamo mai fatto il black friday e siamo partiti con il 20% di sconto adesso». 


Sarebbe stato favorevole al posticipo a fine gennaio?
«Lo trovo quasi una presa in giro, visto che di fatto per moltissimi i saldi sono già iniziati a novembre. Quindi non sarebbe cambiato nulla: io capisco che i negozianti cerchino di vendere perchè devono pagare fornitori e dipendenti ma ridurre il margine è un boomerang. Poi, che vada considerato il cambio drastico di stagione è un altro discorso. Quest’anno c’è stata l’eccezionalità di un caldo assurdo fino a ottobre».


Condivide la protesta dei suoi colleghi negozianti sulle foto?
«Non possiamo impedire di fotografare una vetrina. Sul discorso prova invece è diverso».


Lei ha mai chiesto un fisso per provare le scarpe?
«Non l’ho fatto però ho più volte fatto notare ai clienti che non è proprio il massimo approfittare della competenza e della professionalità di un addetto alle vendite e poi comprare online. È sgradevole vedere gente che entra in maniera intenzionale per non comprare nel nostro negozio. Ci deve essere rispetto per le persone che lavorano e un minimo di decenza».


Cosa succede all’estero?
«In tanti negozi di sneakers stanno facendo pagare la prova, nel senso che se provi e acquisti viene scalato un tot. Per me però il problema più grande riguarda i resi».


Cosa significa?
«La gente compra senza pensare tanto si può rendere. Certo, ma il carburante, il lavoro, lo spreco di energia? Da un po’ di tempo i grandi player come Zara ed H&M fanno pagare il reso. Anche noi facciamo pagare il reso. Perchè il consumatore ha troppa libertà. Esistono magazzini pieni di roba resa da Zalando Amazon. Uno spreco pazzesco».


Come avete messo in moto il mercato parallelo online?
«Il nostro sistema ibrido funziona molto bene. Abbiamo iniziato sette anni fa: è stato necessario perchè dai social avevamo richieste di prodotto da Roma, Milano, Catania. C’era l’esigenza di creare un sistema che potesse servire i nostri clienti magari più lontani senza alterare l’equilibrio di negozio. Il nostro sito online è una vetrina del negozio e anticipiamo la stagionalità a seconda del cliente che ci chiede scarpe necessarie al luogo in cui vive».


L’online funziona di più normalmente o durante i saldi?
«Direi che funziona di più normalmente e che comunque il cliente dei saldi è diverso rispetto al cliente di tutti i giorni. I saldi sono un additivo, ma il lavoro si deve fare durante le vendite normali».

Ultimo aggiornamento: 12 Gennaio, 13:32 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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