Infermieri introvabili. Rsa: «Ci sono ancora 39 posti da coprire, servizi a rischio»

Lunedì 12 Settembre 2022 di Mauro Favaro
Infermieri introvabili. Rsa: «Ci sono ancora 39 posti da coprire, servizi a rischio»
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TREVISO - Infermieri in trasferta dai Paesi dell’ex Jugoslavia alle case di riposo del Nord Est per lavorare di notte portandosi a casa anche fino a 8mila euro al mese. Il gioco del pendolarismo oggi a quanto pare vale decisamente la candela. In questo periodo cinque case di riposo del trevigiano sono state costretta a chiudere temporaneamente alcuni settori perché non trovano abbastanza infermieri. Il problema della carenza di personale è sempre più grave. E di pari passo si fa sempre più largo anche il fenomeno degli infermieri pendolari dall’estero. Arrivano in particolare dalla Slovenia e dalla Croazia per prestare servizio in libera professione. In una notte di assistenza, pagata circa 35 euro all’ora, arrivano a guadagnare quasi 400 euro. I conti sono presto fatti. Spesso prediligono proprio il lavoro notturno, in modo da potersi poi organizzare per continuare a lavorare anche nelle strutture assistenziali del proprio Paese. La conferma arriva da Giorgio Pavan, direttore dell’Israa di Treviso e del Gris di Mogliano, ma in questo caso soprattutto uno dei riferimenti delle case di riposo della Marca.

COME NEL FAR WEST

«C’è una deregulation disarmante. Un far west. Nell’attuale disastro ognuno cerca di salvarsi come può – spiega – ma la vera domanda da porsi è una: chi fa il pendolare dall’estero che grado di qualità può arrivare a garantire nel lavoro di assistenza alle persone?». Non è questione di puntare il dito contro qualcuno. Fatto sta che il problema si pone. L’obiettivo è cercare di mettere in evidenza un nodo, lavorando per provare a risolverlo, per quanto possibile, che nasce come risposta alla pesante carenza di personale ma che in realtà rischia di trascinarsi dietro molti problemi. I centri servizi per anziani sono in mezzo a quella che molti definiscono una tempesta perfetta. Al dramma dell’epidemia da Covid si è aggiunto l’aumento del costo per il personale. E come se non bastasse ora è esploso anche il problema del caro-bollette. Il settore è in fermento. A partire dallo stesso personale. Un esempio?

TUTTI STRANIERI

L’Israa di Treviso conta in tutto 75 infermieri (65 stranieri e 10 italiani). Non ci sono carenze. Anche perché nei mesi scorsi l’istituto era riuscito a recuperare diversi infermieri anche da altri Paesi, come l’Argentina e il Marocco. «Ma c’è un enorme turn-over. E così siamo sempre sul filo – sottolinea Pavan – gli stranieri, in particolare, tendono a spostarsi, aggregandosi per gruppi di provenienza. E reperire infermieri è sempre più difficile. Parallelamente anche questi prezzi sono lievitati. Il costo di singoli professionisti o dei servizi erogati dalle cooperative è aumentato mediamente del 30 per cento». È la regola della domanda e dell’offerta. Ma non ci sono solamente le case di riposo. La carenza di infermieri si fa sentire anche negli ospedali trevigiani. Nelle strutture dell’Usl della Marca ne mancano esattamente 39 rispetto alla quota ideale. Per questo l’azienda sanitaria ha appena pubblicato due avvisi dedicati proprio all’assunzione di personale infermieristico: uno per formare una graduatoria per il conferimento di incarichi a tempo determinato e l’altro per la mobilità interaziendale. C’è tempo fino al 19 settembre per inviare le candidature online. Tutte le informazioni sono disponibili nella sezione del sito internet dell’Usl dedicata ai concorsi. Si resta sempre pronti ad assumere. Il punto è che oggi scarseggia direttamente la materia prima. Solo negli ultimi tre anni negli ospedali sono arrivati 317 infermieri in più: dal 2019 ne sono stati assunti 1.110 a fronte di 793 cessioni. Una progressione continua. La richiesta generale, però, non è mai stata tanto alta come oggi. E così la corsa continua.

Ultimo aggiornamento: 11:19 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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