L'omicidio di Vanessa Ballan non è stato un raptus: «Pianificato con cura». L'ordinanza del Gip: «Lucida ferocia»

Domenica 24 Dicembre 2023 di Maria Elena Pattaro
L'omicidio di Vanessa Ballan non è stato un raptus: «Pianificato con cura»

RIESE PIO X (TREVISO) - Nessun raptus, l'omicidio di Vanessa Ballan è stato premeditato. Lo mette nero su bianco il gip Carlo Colombo nell'ordinanza in cui conferma la custodia cautelare in carcere a Treviso del 41enne kosovaro Bujar Fandaj, accusato di omicidio volontario pluriaggravato.

La giovane era quasi al terzo mese di gravidanza: è stata prima picchiata e poi colpita con 8 fendenti, che le hanno trapassato cuore e polmoni. «Fandaj ha pianificato il delitto - scrive il gip - scegliendo il momento adatto (la donna era sola in casa e non si aspettava il suo arrivo) aggirando la telecamera di sicurezza che riprende l'area dell'ingresso, predisponendo gli strumenti necessari (martello per sfondare la porta, coltello per ucciderla) con lucida ferocia».

A detta del giudice «l'attivazione nei giorni immediatamente precedenti di una nuova scheda Sim (diversa da quella nota agli inquirenti) e il recente rinnovo del passaporto sono ulteriori elementi che denotano la pianificazione del delitto, addirittura nei giorni o nei mesi antecedenti».

Secondo i carabinieri del Nucleo investigativo di Treviso, che stanno conducendo le indagini, anche la scelta di raggiungere la bifamiliare di Vanessa in bicicletta anziché con il Fiat Doblò aziendale rientra nella strategia del killer. Così avrebbe evitato di essere tracciato dai lettori targa e di essere collegato al delitto. A questo si aggiungono i due maldestri tentativi di depistaggio. Il primo via social, dove la mattina stessa ha postato sulle storie una foto dell'autostrada per Lubiana, Slovenia. In realtà stava vagando per le campagne tra Riese e Altivole (il suo comune di residenza) per sfuggire ai cento carabinieri che gli davano la caccia. Il secondo tentativo di depistaggio è la telefonata al 112, verso le 21: «Ho fatto qualcosa di brutto» aveva detto, promettendo di consegnarsi alla stazione dell'Arma di Riese la mattina dopo e descrivendo un luogo diverso da quello in cui in realtà si trovava. I militari lo avrebbero braccato un'ora e mezza dopo, nella sua abitazione di Altivole.


Ci sono però alcune apparenti incongruenze: se aveva pianificato tutto perché abbandonare a casa di Vanessa l'arma del delitto (un coltello con lama da 20 centimetri) e il martello "firmato" usato per spaccare la porta finestra e piombarle in casa? Sul manico dell'utensile c'era il nome della "7 Color", la ditta di tinteggiatura del kosovaro. Un indizio che portava dritto a lui. L'altra prova schiacciante, secondo gli inquirenti, è il video dell'intrusione. La telecamere della casa vicina ha registrato un uomo scavalcare la recinzione subito prima del delitto. Non si vede in faccia ma indossa gli stessi vestiti che portava Fandaj al momento dell'arresto. E sottobraccio aveva il borsone con le armi (due coltelli e un martello) poi abbandonato in casa. Secondo la Procura di Treviso i passi falsi del killer non minano la tesi della premeditazione. «Il fatto di aver abbandonato le armi denota piuttosto una possibile perdita di lucidità dopo il delitto - afferma il procuratore capo Marco Martani -. Dopotutto ha ucciso la donna di cui era innamorato, seppur in modo malato, e con la quale voleva costruire una famiglia».


Nell'ordinanza viene ripercorso anche il calvario della vittima, iniziato quest'estate, dopo che lei aveva deciso di troncare la relazione clandestina «a causa dei comportamenti assillanti, minacciosi e perfino violenti». Il kosovaro «per nulla rassegnato, aveva intensificato le condotte moleste, anche sul luogo di lavoro (appostamenti, aggressioni verbali e fisiche, ndr) e minacciava Vanessa di divulgare filmati e fotografie realizzati in momenti di intimità, minaccia che si è concretizzata con l'invio di un filmato a Nicola Scapinello». Il compagno aveva scoperto il tradimento la sera del 25 ottobre, attraverso un messaggio. A quel punto Vanessa aveva deciso di confessargli tutto e di chiedergli aiuto a uscire da quell'incubo. Il giorno dopo erano andati insieme a fare denuncia. Una mossa che avrebbe alimentato ancora di più «il sentimento di frustrazione e rivalsa, sfogato infine con l'uccisione della giovane».

Ultimo aggiornamento: 25 Dicembre, 09:10 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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