TREVISO - «Ho mandato curriculum a non so più quanti bar e ristoranti, senza neppure ricevere risposta. Per questo, leggere articoli in cui si lamenta la carenza di personale, mi fa rabbia». Sara Ervas è l'altra faccia della medaglia di un settore - quello dei pubblici esercizi trevigiani - che, ancor più di altri comparti, da tempo rimarca le difficoltà a trovare addetti. Tanto da dover tener abbassate le saracinesche per l'impossibilità di effettuare il servizio, specie nei giorni di maggior afflusso. Trevigiana, cinquantenne, Sara ha lavorato a lungo come cameriera, prima di sospendere alcuni anni dopo la nascita del figlio. Quando il ragazzo è cresciuto ed è diventato autonomo, ha provato a riprendere la sua professione.
Invece, cosa è successo?
«Avrò inviato almeno un centinaio di curriculum a ristoranti, da quello stellato all'osteria alla buona, bar, pasticcerie.
Le offerte che ha visto erano adeguate?
«In un caso cercavano una persona che potesse gestire la sala, prendere gli ordini, servire ai tavoli, stare al banco e alla cassa e, all'occorrenza, dare anche una mano in cucina. Non c'è problema: ho l'esperienza per poter fare tutto ciò. Mi hanno proposto un contratto come stagista, a 700 euro al mese. Ho detto: no, grazie».
Ha provato anche con il part time?
«Per necessità, ho dovuto accettare un impiego per 20 ore settimanali, ma in realtà poi si lavorava 50- 60 ore. Tanti offrono solo contratti a chiamata: venerdì sera, sabato sera, domenica. L'affitto e le bollette, però, le devo pagare anche negli altri giorni della settimana».
Pure l'età, diceva, è un limite. «Come cameriera o barista, se hai più di 35 anni sei considerata da rottamare. Forse c'è ancora la convinzione che una giovane attiri più clienti coetanei. O magari perché così si pensa di poter pagare meno. Alla mia età credo di essere benissimo in grado di lavorare, ma di avere anche diritto a mantenermi dignitosamente».
Ci sono esercizi che rischiano di dover chiudere, perché non hanno il personale per garantire il servizio, specie nei giorni di maggior afflusso.
«L'ho sentito dire anche di recente, ad esempio per San Valentino, e mi fa arrabbiare ancora di più: se non hai trovato collaboratori extra, non devi chiudere, basta semplicemente accettare la quantità solita di clienti che puoi coprire con i dipendenti fissi. Altrimenti, nei giorni normali come fai? Forse perché anche in quelli si utilizza personale a chiamata, che a un certo punto si è stufato e non risponde più».
Insomma, gli allarmi sulla mancanza di addetti le paiono infondati?
«In molti locali, ho visto gli annunci di ricerca personale rimanere esposti per molte settimane, segno che non avevano coperto il posto immediatamente. Ad alcuni io stessa ho inviato tre o quattro richieste, spiegando di essere disponibile a lavorare anche solo per un breve periodo. Mi sembra un controsenso: se hanno davvero bisogno di lavoratori, intanto potrebbero prendere qualcuno in prova, vedere come va, poi, nel caso, cercare un altro».
Alla fine ha trovato un impiego?
«Almeno fino ai prossimi mesi, lavorerò in un supermercato. Per ristoranti e bar, inutile lamentarsi di non trovare personale se non si mette in regola e non si paga il giusto».
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