Artigiani trevigiani in allarme, un'impresa su due non riesce a trovare lavoratori

Martedì 21 Febbraio 2023 di Alfredo Baggio
Artigiani trevigiani in allarme, un'impresa su due non riesce a trovare lavoratori (foto di repertorio)

TREVISO - Nella Marca il 46,5% delle imprese artigiane ha difficoltà a trovare la manodopera di cui avrebbe bisogno. Dato che colloca Treviso al 15° posto tra le province italiane, quarto in Veneto dopo Vicenza (47,7%), Padova (46,8%) e Rovigo (46,6%), e ben al di sopra della media nazionale. Il dato emerge da un'elaborazione dell'Ufficio studi di Confartigianato dedicato alle difficoltà di reperimento del personale da parte delle medie piccole imprese. Un problema in via di aggravamento, tanto che un raffronto tra il 2021 e il 2022 evidenzia per Treviso un aumento del 5,9% delle difficoltà a reperire personale.

La difficoltà

«Siamo di fronte a un fenomeno delicato e persistente - spiega Oscar Bernardi, presidente di Confartigianato Imprese Marca Trevigiana - che si aggrava proprio nel momento in cui l'economia provinciale è in rilancio. Il manifatturiero trevigiano mantiene una velocità superiore alla media regionale. Il 45% delle imprese prevede un aumento di produzione, un dato che coincide con la percentuale di aziende che sono in difficoltà a reperire manodopera». Nel report di Confartigianato emerge che i più difficili da trovare sono gli operai specializzati e i conduttori di impianti e macchine (55,8%), in particolare gli operai specializzati nell'edilizia e nella manutenzione degli edifici (63,4%), gli operai nelle attività metalmeccaniche richiesti in altri settori (61,0%) e gli operai specializzati nelle industrie del legno e della carta (59,2%). Se mediamente il 10,8% delle entrate richiedono più di sei mesi di ricerca, per gli operai specializzati tale quota di ricerche lunghe sale al 21,6%, cioè più di un anno di ricerca. Tempi incompatibili con la velocità del mercato. La crisi demografica, determinata da denatalità e invecchiamento della popolazione, si riverbera sul mercato del lavoro, riducendo gli attivi e incrementando la difficolta di reperimento. Nell'arco degli ultimi dieci anni i giovani under 35 attivi sul mercato del lavoro, occupati e in cerca di occupazione, si sono decimati, pari al 10,4% in meno.

Oltre al trend demografico, che influisce sulla disponibilità dei candidati, sul mismatch di domanda e offerta di lavoro interferiscono altri fattori, tra cui l'adeguatezza del candidato che consegue al percorso scolastico e formativo svolto. «Confartigianato da anni è impegnata su questo aspetto con un costante rapporto tra le imprese artigiane e le scuole».

I numeri

Dopo la pandemia lo studio di Confartigianato ha evidenziato un minore appeal per lavori ad elevata interazione personale o che non consentono forme di smart working, mentre tra le cessazioni dei rapporti di lavoro dipendente in alcuni settori si osserva una crescita delle dimissioni volontarie del lavoratore. Sullo sfondo anche gli effetti collaterali delle politiche pubbliche, come quelle legate al reddito di cittadinanza. In chiave settoriale, nella manifattura i comparti con la maggiore difficolta di reperimento per le medie piccole imprese sono metallurgia e prodotti in metallo con il 55% delle entrate difficili da reperire, apparecchiature elettriche, elettroniche, ottiche e medicali con 52,1%, macchinari, attrezzature e mezzi di trasporto con 51,6%, legno e mobili con 50,9%, beni per la casa, tempo libero e altre manifatturiere con 49,3% e tessili, abbigliamento e calzature con 46,3%. Diffusa la criticità nelle costruzioni con il 52,8%, e nel terziario, il fenomeno e più marcato nella riparazione di autoveicoli e motocicli con 57,5%, servizi informatici e delle telecomunicazioni con 52,3% e servizi di trasporto, logistica e magazzinaggio con 47,2%.

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci