Oderzo. Neonata morta dopo tre giorni dalla nascita, sei mesi di carcere alla ginecologa

La donna era arrivata in ospedale con dei fortissimi dolori addominali ma il medico ha scelto di usare la ventosa anziché praticare subito il cesareo

Mercoledì 5 Ottobre 2022 di Maria Elena Pattaro
Neonata morta in culla dopo tre giorni dalla nascita, condannata la ginecologa

ODERZO (TREVISO) - Sei mesi di carcere, pena sospesa, per una manovra sbagliata durante il parto che avrebbe provocato la morte di una neonata, la piccola Agata Maria, spirata due giorni dopo la nascita. È la condanna inflitta ieri mattina, 4 ottobre, a una ginecologa dell'ospedale di Oderzo. La donna era alla sbarra per omicidio colposo: i fatti risalgono a luglio del 2017. Il pubblico ministero aveva chiesto otto mesi, ma il giudice monocratico ieri mattina ha deciso per una pena più morbida. Era invece caduta, già nella precedente udienza, l'imputazione per il reato di lesioni colpose ai danni della madre (difesa dall'avvocato Giuseppe Triolo e che ha ritirato la costituzione di parte civile) per effetto del risarcimento dell'assicurazione professionale del sanitario. Il legale dell'imputata, l'avvocato Marcello Stellin, impugnerà la sentenza in appello. Secondo l'accusa, la ginecologa avrebbe ritardato troppo il parto cesareo della futura mamma.


I FATTI
La donna era arrivata all'ospedale con forti dolori addominali. Nel reparto di Ostetricia e Ginecologia, l'avevano tranquillizzata e rimandata a casa. Il giorno dopo si era ripresentata con gli spasmi ed era stata ricoverata, con una grande sofferenza per lei e la bimba. Durante il travaglio l'utero si ruppe e nell'eseguire le manovre di espulsione favorendo il parto naturale qualcosa andò storto. In tre minuti la partoriente accusa una tachicardia, poi il tracciato diventa drammatico, come riportato nella perizia firmata dai consulenti del pubblico ministero: «Doveva essere portata subito in sala parto per fare un cesareo. Le ostetriche avrebbero dovuto considerare che si trattava di un travaglio ad alto rischio e allertarsi immediatamente. Tanto più che, alle 22.20, il tracciato del monitor diventa drammatico, a quel punto il medico avrebbe già dovuto essere in sala parto. Invece viene chiamato alle 22. 32 e arriva alle 22. 34». Secondo l'accusa il medico ha sbagliato perché al posto del cesareo ha scelto di usare la ventosa. «Se si fosse intervenuti prima la bimba sarebbe ancora viva» aveva concluso il pm Massimo De Bortoli, a cui il giudice, ieri, ha dato ragione.

 

Ultimo aggiornamento: 18:58 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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