Morto nella cava Le Bandie, il dolore della vedova di Andrei: «Ora sei una sedia vuota, una tazza di caffè mai usata»

Giovedì 19 Gennaio 2023 di Alberto Beltrame e Lina Paronetto
Morto nella cava Le Bandie, la vedova

SPRESIANO (TREVISO) - «Non si perde un'anima cara solo una volta. La perdi quando chiudi gli occhi ogni sera e quando li apri ogni mattino. Lo perdi tutto il giorno, tutti i giorni». Prende in prestito le parole di una poetessa e scrittrice canadese rimasta vedova in giovane età la povera Mihaela, ormai sola, con la sua bimba di 4 anni, dopo la morte del compagno Andrei Perepujnii, deceduto nel tardo pomeriggio di lunedì alla cava delle Bandie al confine tra Villorba e Spresiano. Il 31enne lavorava da un paio d'anni per il gruppo Mosole e dallo scorso febbraio era uno dei responsabili del funzionamento dei nastri trasportatori. «Ora sei una sedia vuota, una tazza di caffè mai usata - scrive Mihaela che nell'abitazione di Spresiano dove si era trasferita da qualche mese col compagno, ha incorniciato le foto del suo amato ora illuminate notte e giorno dalle candele -. Quell'anima la perdi - cita ancora la poetessa in un lungo post affidato ai social per gli amici e i conoscenti che in questi giorni le stanno dimostrando affetto e vicinanza - quando il sole tramonta e il buio ti avvolge». Mihaela, nelle scorse ore, ha espresso la volontà di riportare il corpo di Andrei in Moldavia. «Voglio riportarlo a casa» ha detto. E Remo Mosole le ha assicurato che sarà lui a pagare le spese di trasferimento della salma. «Non li lasceremo soli, per me Andrei era come un figlio» ha ribadito l'imprenditore.

Cava sotto sequestro, avviate le indagini

Il nastro trasportatore della cava, intanto, resta sotto sequestro, così come l'impianto estrattivo delle Bandie: nei prossimi giorni gli inquirenti faranno dei nuovi sopralluoghi per cercare di capire se la causa dell'incidente mortale sia ascrivibile a un errore umano, a un guasto tecnico o a una mancata applicazione delle norme sulla sicurezza. Tutti approfondimenti di cui si stanno occupando i carabinieri della compagnia di Treviso assieme agli ispettori dello Spisal e alla polizia mineraria (unità operativa della Provincia con attribuzioni specifiche). La Procura, che nelle prossime ore conferirà l'incarico per l'autopsia al medico legale, iscriverà nelle prossime ore sul registro degli indagati i primi nomi, come atto dovuto, in modo da dare la possibilità ai rappresentanti della società di nominare eventuali periti di parte. Il procuratore nei giorni ha spiegato che, con tutta probabilità, verranno indagati il rappresentante legale del gruppo e il responsabile della sicurezza del cantiere. «Andrei non doveva essere là, così a ridosso del macchinario. Il suo compito era controllare che tutto funzionasse senza intoppi e in caso di anomalie doveva avvisare gli altri operai, fermare tutto e chiamare i tecnici. È successo quello che non doveva succedere: una tragedia che ci sconvolge» ha spiegato nei giorni scorsi Remo Mosole.

La posizione dei sindacati

«Qui abbiamo a che fare con macchinari vecchi perché non si fanno gli investimenti adeguati - ha affermato ieri il segretarieo generale della Cisl Belluno Treviso Massimiliano Paglini -, non si mettono le risorse adeguate per sostituirli e integrarli, e si verificano poi le tragedie.

Io un figlio lo tratto in un altro modo, capisco l'emozione, il trasporto per la vicenda, ma ai miei figli non gli do un'auto vecchia da guidare, ma faccio manutenzione, revisione, questo è quello di cui abbiamo bisogno: regole certe che vincolino tutti quanti».

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