Mancano sempre più dottori: guardie mediche tagliate. E quest'anno in 100mila dovranno cambiare medico di base

Martedì 29 Giugno 2021 di Mauro Favaro
Mancano sempre più dottori: guardie mediche tagliate. E quest'anno in 100mila dovranno cambiare medico di base

TREVISO - Ci sono sempre meno dottori. Anche a causa dell'emergenza Covid, quelli in servizio nel territorio non bastano più. E ora scatta la riorganizzazione d'urgenza delle guardie mediche per scongiurare il rischio che i cittadini restino scoperti. In tutta la Marca quest'anno dovranno essere sostituiti quasi 80 dottori di famiglia. Significa che circa 100mila trevigiani cambieranno il riferimento in ambulatorio, ammesso che i sostituiti vengano realmente trovati.

Il settore oggi più in sofferenza è proprio quello delle guardie mediche. Solo nel distretto di Treviso mancano 20 camici bianchi. Le guardie mediche dovrebbero contarne 59. Invece oggi non si va oltre i 39. L'Usl punta a unire le forze. Dall'inizio di luglio verrà chiusa la sede di Paese. Giovedì scorso c'è stato un primo incontro tra l'azienda sanitaria e i sindaci. E dopodomani ce ne sarà un altro. Ma la strada sembra segnata. I cittadini di Paese, Quinto, Istrana e Morgano faranno riferimento alla guardia medica di Treviso, quella del Ca' Foncello. Di pari passo, verranno rivisti anche gli altri ambiti.


LA RIORGANIZZAZIONE
Casier e Preganziol lasceranno quello di Treviso per passare nel raggio d'azione della guardia medica di Mogliano. Zero Branco passerà da Paese alla stessa Mogliano. Mentre Ponzano non farà più riferimento a Paese ma a Spresiano. Questo consentirà di suddividere il territorio in modo più omogeneo. La continuità assistenziale di Treviso avrà un bacino di 130mila residenti. Spresiano salirà a 80mila. Mogliano a 67mila. Mentre Roncade e Oderzo, dove nell'ultimo periodo si è andati avanti con tre medici su dieci, continueranno a lavorare rispettivamente in un bacino di 56mila e 84mila residenti. «Abbiamo delle difficoltà tra la zona di Paese e quella di Oderzo: con venti medici di continuità assistenziale in meno rispetto al previsto siamo costretti a riorganizzare il sistema spiega Francesco Benazzi, direttore generale dell'Usl non possiamo fare altrimenti anche perché è previsto che in ogni ambulatorio ci siano almeno due medici, non uno da solo. Per far fronte a questa situazione andremo a chiudere una guardia medica, dando seguito a una ridistribuzione».


LE RECRIMINAZIONI
Il direttore generale è ancora cauto sulla scelta della sede da chiudere. Anche perché a Paese, Quinto, Istrana e Morgano non hanno preso benissimo il fatto di dover andare a Treviso. «La decisione va condivisa specifica Katia Uberti, sindaco di Paese non sembra troppo logico far andare i cittadini di questa zona fino al Ca' Foncello, dove tra l'altro troverebbero il pronto soccorso. Giovedì torneremo a confrontarci». Fatto sta che la carenza di camici bianchi non consente troppi margini.


LO SPIRAGLIO
L'azienda sanitaria è stata estremamente chiara nella comunicazione inviata ai municipi. «Per far fronte alla grave carenza di medici, acuita dall'emergenza sanitaria in atto, si rende necessaria una riorganizzazione delle sedi del servizio di continuità assistenziale si legge dalle 20 del primo luglio viene rivista la distribuzione geografica dei comuni, mirata a garantire una presa in carico tempestiva ed efficace dei bisogni di salute dei cittadini in tutto il territorio. La riorganizzazione permette di ottimizzare l'assegnazione del personale medico alle varie sedi, oggi in grave carenza di organico, mantenendo sempre alta l'attenzione sul miglioramento continuo della qualità dell'assistenza». La cosa, però, potrebbe non essere definitiva. L'Usl si è infatti riservata la possibilità di rivedere il piano nel momento in cui dovesse trovare nuovi dottori disponibili a lavorare nelle guardie mediche. La partita si giocherà tra questa estate e il prossimo autunno. Epidemia da coronavirus permettendo. Si, perché anche qui c'entra il Covid. «Fino al 31 luglio diversi medici resteranno impegnati nelle Usca (le unità che intervengono a domicilio nei casi di positività al coronavirus, ndr) tira le fila Benazzi poi scadrà il periodo di emergenza. E a quel punto una 60ina di medici potranno scegliere se continuare operare nel territorio come medici di famiglia, come medici di guardia medica o in entrambi i ruoli».

Ultimo aggiornamento: 10:13 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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