Malato di Sla dimesso dall'ospedale ma a casa non c'è cibo né assistenza

Venerdì 8 Febbraio 2019 di Mauro Favaro
Un malato di Sla
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Non riesce più a muoversi e può mangiare solo attraverso il sondino. Ma ieri, dopo essere stato dimesso dal Ca’ Foncello, si è ritrovato a casa, lasciato su una poltrona, senza assistenza e addirittura senza cibo. Come se tutti si fossero dimenticati di lui. E’ la terribile esperienza vissuta un 87enne di Treviso colpito dalla sclerosi laterale amiotrofica. Il suo ritorno a casa avrebbe dovuto essere preceduto dall’intervento dell’equipe di una società a cui l’Usl della Marca ha affidato il compito di organizzare l’assistenza a domicilio e di consegnare tutto il materiale necessario, a cominciare dalle sacche di cibo. La famiglia, però, non ha visto nessuno. E così l’87enne non ha potuto mangiare nulla. Il problema è stato subito segnalato all’ospedale. I vertici dell’Usl sono su tutte le furie. "La ditta non ha fatto quello che doveva. E’ inaccettabile. Procederemo all’istante con una contestazione e chiederemo i danni – mette in chiaro Francesco Benazzi, direttore generale dell’azienda sanitaria – ci scusiamo con la famiglia. Evidentemente la ditta esterna non ha gestito bene i vari passaggi. Risolveremo la situazione nel più breve tempo possibile".
 
Visto l’inghippo, ieri sera dall’ospedale hanno annunciato che tra le 21 e le 21.30 un medico avrebbe raggiunto l’87enne nella sua abitazione per garantirgli l’idratazione. Ma alle 23 non era ancora arrivato nessuno. La speranza è che questa mattina il nodo possa essere finalmente risolto. Fino allo scorso 10 novembre non aveva grossi problemi di salute. Girava ancora in auto senza problemi. Poi la situazione è precipitata. Due mesi fa gli è stata diagnosticata la Sla. Nel giro di poche settimane ha perso la capacità di muoversi. Non parla, ha problemi respiratori sempre più gravi e non riesce nemmeno più a deglutire. La scorsa settimana è stato ricoverato nel reparto di Prima Medicina del Ca’ Foncello. Qui gli hanno applicato la Peg. Il sondino collegato all’apparato digerente che permette la nutrizione artificiale. Verso le 17 di ieri è stato dimesso. Ma una volta a casa lui e la sua famiglia si sono ritrovati completamente da soli. “Avevamo chiesto al reparto come avremmo dovuto muoverci. Ci è stato risposto che era già stata attivata la ditta che si occupa degli interventi a domicilio – racconta il figlio dell’87enne – dopo aver visto che invece c’erano dei problemi, abbiamo chiamato il numero verde della stessa ditta che doveva far uscire l’equipe. Ma ci è stato detto che ormai gli uffici erano chiusi. A quel punto abbiamo chiesto al reparto se potevano darci almeno una sacca per garantire l’alimentazione. Ci è stato risposto che non era possibile. E così siamo rimasti da soli”. 
Ultimo aggiornamento: 08:25 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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