Lavoro, gravidanza e figli: «Prima il demansionamento, poi ecco cosa mi è successo»

Sabato 21 Maggio 2022 di Mauro Favaro
Lavoro, gravidanza e figli - Foto di fezailc da Pixabay
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VEDELAGO - Plasmare l'orario di lavoro per andare incontro alle esigenze delle neo mamme.

In particolare con i part-time, intesi come libera scelta, non come una strada obbligata. È questa la domanda che arriva dalle donne che hanno dei figli piccoli e non riescono a trovare un impiego con tempi conciliabili con quelli della famiglia. Un esempio tra i tanti è quello di Luana Negrelli, 38enne di Vedelago, mamma di due bambine e oggi disoccupata. «Le aziende potrebbero cominciare a organizzare due turni, magari dalle 8 alle 13 e dalle 13 alle 18. Sono sicura che in questo modo avrebbero la fila di potenziali lavoratori davanti alla porta spiega e un orario del genere permetterebbe a noi mamme di gestire la famiglia, sollevando anche i nonni, ormai esausti, e avendo meno spese in baby-sitter. La produzione, tra l'altro, sarebbe complessivamente non di otto ma di dieci ore». Il pensiero, insomma, è che sarebbe pure conveniente. In linea teorica per tutti.

Come se quando espelliamo la placenta tutto quello che abbiamo imparato sul campo e tutte le nostre competenze fossero espulse con essa


LA STORIA
Ad oggi, però, tutto ciò sembra ancora destinato a rimanere solamente un desiderio. «Io adesso sono disoccupata dice la 38enne, che nei giorni scorsi si è rivolta anche al governatore Luca Zaia e mi chiedo perché come mamme non veniamo tutelate». Lei non si è mai tirata indietro. È arrivata per amore nella Marca ormai quasi dieci anni fa. Dopo la nascita della prima figlia ha cercato un lavoro. E l'ha trovato. «Avevo iniziato a lavorare in una cooperativa sociale della zona racconta i primi quattro anni sono andati benissimo. Ho fatto una bellissima crescita. Poi sono rimasta incinta della mia seconda figlia. In precedenza avevo parlato di questo desiderio anche con i miei superiori. E si erano dimostrati felici». In seguito all'arrivo della seconda figlia, però, le cose non sono andate come previsto. «Al ritorno della maternità era cambiato tutto spiega Luana come succede a milioni di mamme, è scattato il demansionamento. Va così. Come se quando espelliamo la placenta tutto quello che abbiamo imparato sul campo e tutte le nostre competenze fossero espulse con essa».

Perché noi donne dobbiamo continuare a sentirci penalizzate perché mamme?

 
LA DELUSIONE
È stata proprio la delusione a spingerla ad accettare un'altra offerta di lavoro. Non subito. La 38enne l'ha cercata per oltre otto mesi. E alla fine è arrivato un impiego nel settore metalmeccanico. È qui che è emerso il nodo dei tempi inconciliabili. «Lavoravo tutto il giorno, più tutto il resto, e non ho retto», rivela. Adesso Luana è disoccupata. Non per scelta diretta, ma perché in qualche modo portata a mollare. «Perché noi donne dobbiamo continuare a sentirci penalizzate perché mamme? chiede perché non incentivare le aziende ad assumere personale part-time, un po' come si fa come le categorie protette? Abbiamo deciso di avere figli anche per dare un futuro a questo Paese, che ci sta mettendo da parte. Come se ci dicesse che se non lavori almeno 8, 10 o 12 ore al giorno, magari 6 giorni su 7, non sei produttivo tira le fila Possibile che nessuno si renda conto che avere dipendenti appagati, con un buon equilibrio tra il tempo di lavoro e il tempo di vita, è molto meglio rispetto ad avere una serie di dimissioni al mese?. La realtà è che il nostro Paese non è un Paese per famiglie ma soprattutto non è un Paese per mamme. E se nessuno farà nulla per cambiare le cose, tra un po' di anni il tasso di natalità sarà più che sotto zero».

Ultimo aggiornamento: 17:06 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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