L'azienda in cui i neo assunti "insegnano" agli anziani: ecco il tutor al contrario

Sabato 21 Maggio 2022 di Mattia Zanardo
Sonepar

TREVISO - Non solo assumono giovani, ma fanno sì che possano insegnare a tutta l'azienda. In gergo, si chiama reverse mentoring: di solito al neoassunto viene affiancato un collega esperto per spiegargli come funziona l'impresa, cosa deve fare, cosa ci si aspetta da lui. In questo caso il processo è ribaltato: è il nuovo arrivato a proporre fin da subito suggerimenti e prospettive.
«Di norma quando un ragazzo entra in azienda, per i primi mesi deve stare zitto e imparare e assimilare procedure e valori aziendali. Al tempo stesso, però, proprio il primo periodo è quello in può essere più ricco il contributo che un nuovo arrivato può dare in termini di nuova visione», spiega Marco Trentin, trevigiano, direttore per il Nord Italia di Sonepar, colosso francese di distribuzione di materiale elettrico, illuminotenica e domotica da 1,2 miliardi di euro di fatturato complessivo.
Così la società (la sola divisione guidata da Trentin conta oltre 550 dipendenti, con un tasso di ricambio di circa 40-50 persone all'anno) ha iniziato a prevedere degli appositi colloqui con le matricole dopo un paio di settimane o un mese dall'ingresso, in cui sono questi ad illustrare come risolvere determinati problemi o intercettare nuovi trend, Il manager, insieme ad Alice Pretto, presidente del Gruppo giovani imprenditori di Assindustria Venetocentro e Riccardo Pittis, ex grande campione di pallacanestro e oggi apprezzato mental coach e speaker motivazionale nelle imprese, è stato protagonista di una tavola rotonda sul tema, organizzata da Ideeuropee, agenzia di comunicazione trevigiana, che, tra l'altro, ha porta avanti anche il progetto Amalgamenti, uno spazio di co-working gratuito dedicato ai giovani talenti.
«Attraverso un sistema di confronto e di indagine siamo arrivati a cambiare il modo in cui spieghiamo, promuoviamo e vendiamo i nostri prodotti - ribadisce Trentin -. Pensiamo ad esempio al segmento della smart home, l'automazione domestica: come può un 50enne spiegarlo all'elettricista suo coetaneo, il quale poi deve andare nelle case dei clienti? Abbiamo chiesto come fare ad alcuni nuovi assunti e ci si è aperto un mondo. Dunque, abbiamo deciso che chi arriva ci racconta cose».
Il meccanismo, peraltro, non è meramente legato ad un fattore generazionale: anche chi ha una certa età può portare un nuovo angolo visuale interessante e dare spunti a chi magari è più giovane, ma con una lunga anzianità di servizio. Il reverse mentoring si sta diffondendo, magari in modo non del tutto consapevole e strutturato, anche tra le imprese venete, assicura Pretto, 29 anni, alla guida dell'azienda di famiglia, Essay Group, di Mestrino, nel Padovano, specializzata nella saldatura di materiali plastici, pelli e tessuti per i settori medicale, moda, arredo. «Secondo me si pratica molto più di quanto gli si attribuisca un nome preciso, perché gli imprenditori del nostro territorio hanno una mentalità aperta. È vero, nella mentalità italiana vedere under 30 o 40 in ruoli apicali nella mentalità italiana è ancora considerato un'anomalia, mentre all'estero è la normalità, ma la situazione sta cambiando anche nelle nostre imprese».
Certo, anche il tutoraggio al contrario va gestito con la dovuta attenzione: paradossalmente, come ricorda Piergiorgio Paladin, titolare di Ideeuropee, il rischio è di alimentare troppe aspettative nei giovani, con conseguente frustrazione quando le proposte non possono essere attuate. «I talenti vanno valorizzati dando loro fiducia, che significa anche concedere la possibilità di sbagliare - sottolinea Pittis -. Sono fondamentali tre fattori: l'umiltà del senior di capire che, per quanta esperienza possegga, non sa tutto e quella dello junior, di capire che ha ancora molto da migliorare. La curiosità e, soprattutto in un momento come questo, la voglia di imparare, indipendentemente che si abbiano 20, 50 o 80 anni».

 

Ultimo aggiornamento: 22 Maggio, 09:50 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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