Angelo Zambon e l'ippopotamo del monte Cesen: «Da 46 anni mi prendo cura di lui»

Martedì 20 Dicembre 2022 di Pio Dal Cin
Un'immagine dell'ippopotamo sul monte Cesen, diventato ormai un simbolo e un punto di riferimento
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VALDOBBIADENE -  L’enorme figura dell’ippopotamo sembra essere stata incollata da mani sapienti sul monte Cesen per indicare un luogo ben preciso. In lunghezza misura esattamente 930 metri. Le zampe 130 metri e dalla pancia alla schiena 180 metri. È talmente enorme da essere visibile da Venezia, e dall’autostrada A4 almeno fino a Padova, o dall’A 28 fino a Portogruaro. È li da decenni, ma solo negli ultimi due anni, anche grazie al tamtam mediatico sulle colline patrimonio Unesco, è stato individuato come un punto di riferimento. Lo è senza alcun dubbio per la gente delle colline che lo ha “adottato” amichevolmente. Basta scorrere le pagine dei social per trovare numerosi post a lui dedicati, e anche se alcuni lo vedono come un “bufalo”, per la maggioranza è e rimane l’Ippopotamo. 
Di questo è certo sicuramente Angelo Zambon, nativo di San Pietro di Barbozza, residente a Guia, classe 1951 che da quarantasei anni ogni estate “emigra” sul monte dove ha piazzato una tenda. Tenda che si trova in una delle due gambe anteriori della figura, visibilissima in questi giorni grazie alla neve caduta. Angelo sfalcia l’erba in questo luogo da quando ha deciso che il posto di lavoro come piastrellista gli andava stretto. Il papà gli aveva detto che il piccolo vigneto di proprietà era troppo per due persone e lui, appassionato di natura e di sci da fondo ha traslocato (ogni anno da giugno a ottobre) ai 1240 metri di altezza dove si sente a suo agio in mezzo alla natura.

Cosa l’ha spinta fin lassù Angelo?

«Ho iniziato da giovane a fare il piastrellista.

Ho imparato il mestiere ma poi ho visto che non valeva la pena essere dipendente e ho continuato a farlo da solo. Andavo lassù a tagliare l’erba con mio padre , poi ero ossessionato dall’idea di piantare una tenda che rimanesse come un punto fisso nel monte è così ho fatto. Per 46 anni ho proseguito nello sfalcio regalando le 12/16 balle di fieno che ne risultano». 

Ma è consapevole della notorietà dell’ippopotamo? 

«È una cosa venuta fuori solo negli ultimi due anni. Per me è sempre stato un bel posto dove andare d’estate a godermi un panorama mozzafiato. Certo, negli anni in molti mi hanno segnalato questa caratteristica, poi negli ultimi anni è scoppiato il fenomeno e non si può negare la somiglianza al pachiderma».

Se domani decidessi di non sfalciare più l’erba, credi che la figura possa cambiare negli anni? 

«Assolutamente no. Resterebbe uguale anche se, per dire la verità, ho avuto modo di osservarlo dall’aereo e la parte sfalciata risulta più liscia e uniforme. La figura, che è composta principalmente da faggi ( la testa) e da pini misti a faggi ( la schiena) non credo che cambierà anche se andrebbe regolata la crescita dei pini»

E’ vero che durante l’estate la zona si anima di visitatori, locali, turisti italiani e stranieri che arrivano lassù a piedi, in bici, in auto?

«Sì certo. Il numero dei turisti aumenta ogni anno in modo esponenziale. Credo che il passaparola sia la pubblicità migliore. Chi viene per la prima volta torna con gli amici. Un innato bisogno di condividere la bellezza, insomma. Mi diceva a proposito del suo amico e campione olimpionico di fondo Silvio Fauner che Silvio ed io facevamo delle gite con gli sci, e gli avevo detto che venisse a trovarmi alla mia tenda che non se ne sarebbe pentito. Un giorno, dopo vari tentativi riuscì a trovare una giornata limpidissima di sole ed è rimasto “fulminato. Sono 22 anni che viene a trovarmi ogni estate»

Come raggiungere l’ippopotamo e la sua mitica tenda? 

« Durante le giornate più limpide sedendosi sulle panchine del prato ( che ho piazzato personalmente) guardando ad est si vede tutta l’Istria, poi la laguna di Venezia e ad ovest i colli Euganei. Un panorama che non ha uguali. L’ippopotamo e la tenda possono essere raggiunti a piedi sia da Pianezze che da Malga Budoi, entrambi equi distanti a circa 3 km». 

Lei su considera un “eremita” di questi luoghi fantastici?

«No.. sono uno che ama il suo territorio e la vita all’aperto. Ho quattro figli: Tiziana 40 anni, Sara,38 Nicola 27 dal mio primo matrimonio. L’ultima nata è Anna e ha soli 3 anni. Anche a lei piace la vita all’aperto, ed è quasi sempre con me d’estate»

Lei si augura che le autorità competenti facciano qualcosa per conservare questo luogo nella sua integrità? 

«Non mi avventuro in questo campo. Forse è meglio lasciar fare a Madre Natura. Ma non voglio sbilanciarmi, io lo vivo per la sua naturalezza e spero continui ad essere così per le generazioni future».

Ultimo aggiornamento: 28 Dicembre, 07:21 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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