Ecco il prosecco delle monache, prodotte le prime 5mila bottiglie: «È molto più di un vino»

Gli introiti serviranno per pagare le bollette del monastero. La badessa 38enne suor Aline: "Costi aumentati 4 volte. E di gas è arrivato un conto di 20mila euro"

Sabato 10 Dicembre 2022 di Claudia Borsoi
Le suore festeggiano le prime bottiglie del loro prosecco col governatore Zaia
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VITTORIO VENETO - «Quello che facciamo, pregare e lavorare, dentro a una bottiglia». Presentato ieri mattina il Prosecco docg biologico prodotto dalle monache di clausura del monastero cistercense dei Santi Gervasio e Protasio, a San Giacomo di Veglia, grazie alla sinergia con l'azienda vitivinicola La Vigna di Sarah. Al battesimo, o meglio alla stappatura, della prima bottiglia oltre alle monache e alla imprenditrice Sarah Dei Tos, c'erano anche il vescovo della diocesi di Vittorio Veneto Corrado Pizziolo, il presidente della regione Veneto Luca Zaia e il sindaco Antonio Miatto. Con l'etichetta Prosecco Superiore di Abbazia, dopo aloe e miele, le monache mettono sul mercato (viene venduto con un'offerta) anche il Prosecco docg prodotto con le uve del loro vigneto di Glera che sorge all'interno delle mura del convento e di cui si prendono cura, vendemmia inclusa.

IL PROGETTO
«Il nostro primo compito è la preghiera - ha ricordato ieri madre Aline Pereira Ghammachi, badessa del monastero vittoriese e la più giovane, con i suoi 38 anni, a ricoprire in Italia questo incarico -. Questo progetto vuole far passare non solo la filosofia del Creato e della custodia, ma anche la filosofia della preghiera. Quello che noi facciamo è dentro ad ogni bottiglia». «L'incontro con madre Aline è avvenuto per caso - ha ripercorso Dei Tos portando la mente ad un anno e mezzo fa -: non sapevo che qui, nel monastero, ci fosse un vigneto di Glera docg.

Ho scoperto un mondo nuovo e che il monastero è più aperto di quanto si pensi. Questo Prosecco vuole veicolare valori come il senso di appartenenza e di comunità, la bellezza, la cultura, la storia di un territorio ora patrimonio Unesco. Non è dunque solo una bevanda».

 

Gli introiti serviranno alle monache anche per pagare le bollette. «Sono altissime - ammette la badessa - il costo è aumentato di quattro volte. Di gas è arrivata una bolletta di 20mila euro, un importo impegnativo». «Complimenti a chi ha avuto la forza di concretizzare e di portare a compimento quest'ottima idea» ha dato atto il sindaco Miatto.

«È tradizione dei monasteri maschili produrre, ad esempio, amari. Qui (in un monastero femminile ndr) si è invece scelto - ha commentato il vescovo Pizziolo - di produrre Prosecco biologico, anche allo scopo di mantenere la struttura monastica». «Dunque pari opportunità: ora anche le suore producono - ha sottolineato il presidente Zaia plaudendo all'impegno monastico femminile in questo settore -. E lo fanno con attenzione alla sostenibilità. Nel mondo una bottiglia su tre di bollicine è del nostro Prosecco. E dentro ad ognuna di queste bottiglie di Prosecco docg, c'è un condensato di vita del monastero». La prima produzione di Prosecco Superiore di Abbazia è di 5mila bottiglie. Da Zaia anche il plauso alla scelta del metodo biologico. «Qui si comunica il grande valore del rispetto ambientale e anche i temi della sostenibilità: quale miglior testimone di un convento?».

L'ANNUNCIO
«Un inno alla sostenibilità e al biologico - ha commentato Marina Montedoro, presidente dell'Associazione per il patrimonio delle colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene -. Il progetto è lodevole non solo perché questo luogo è parte della storia del nostro territorio, ma anche perché il processo di vinificazione è stato fatto dalle suore all'interno di un luogo sacro e iconico, e nel pieno rispetto dell'ambiente». Dei Tos ha infine annunciato un'altra prima: l'apertura, a marzo e ad aprile del 2023, della barchessa del monastero al pubblico per delle degustazioni di Prosecco Superiore di Abbazia, abbinate a delle visite al vigneto.

Ultimo aggiornamento: 12 Dicembre, 20:56 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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