Aeroporto in fiamme a Catania, l'avvocato trevigiano: «In salvo scappando verso le piste»

Martedì 18 Luglio 2023 di Giuliano Pavan
L'avvocato trevigiano Francesco Pagotto era tra i passeggeri in partenza da Catania

TREVISO - «Era un inferno, ho visto gente disperata che gridava e chiedeva aiuto. Ci siamo salvati solo perché siamo scappati sulle piste». Parole dell’avvocato trevigiano Francesco Pagotto, 48 anni, che domenica sera era tra i passeggeri che stavano aspettando il volo Ryanair per Venezia quando è scoppiato l’incendio che ha devastato l’aeroporto di Catania, le cui cause sono tuttora in corso di accertamento. Una testimonianza diretta di quello che poteva succedere e che, grazie anche all’allarme tempestivo, fortunatamente non è accaduto. «Il fumo ha invaso il terminal in meno di tre minuti. Il fatto che sia accaduto di sera, quando l’aeroporto non era molto affollato, è stata una fortuna». 

L’avvocato Pagotto aveva trascorso quattro giorni di vacanza in Val di Noto e domenica sera aveva l’aereo di ritorno alle 22. Arrivato a Catania, aveva scoperto che il suo volo era in ritardo di due ore (era previsto alle 23.50), e così, dopo il check-in, si è accomodato vicino al gate per aspettare l’imbarco. Una volta aperti i cancelli, con i primi passeggeri che stavano già imboccando il tunnel, il terminal ha iniziato a riempirsi di fumo. «Io ero seduto, con i documenti in mano e le cuffie alle orecchie. All’improvviso mi si è presentato davanti un uomo, credo fosse un altro passeggero, che mi faceva dei gesti. Non capivo. Mi sono tolto le cuffie e l’ho sentito gridare: “Scappa, c’è un incendio”. Mi sono voltato e ho visto il fumo sul soffitto del terminal. Ho anche scattato qualche foto ma poi, in un attimo, è arrivata un’onda di fumo ad altezza uomo. Mentre mi veniva incontro sono scappato, e con me tutte le altre persone che avevo vicino. Abbiamo aperto le porte di sicurezza e siamo fuggiti in pista assieme agli addetti alla sicurezza, anche loro terrorizzati». 

Le porte che davano sulle piste erano, di fatto, l’unica via di fuga. «Ci siamo salvati solo perché siamo riusciti a uscire» afferma Pagotto.

nel giro di 30 secondi, infatti, tutto il terminal è stato invaso dal fumo. «Era tutto buio, con le luci spente, e il fumo che usciva dalle porta da cui siamo scappati». Poi l’arrivo dei vigili del fuoco: «C’era gente che urlava e chiedeva aiuto, nessuno sapeva cosa fare». E, una volta sulla pista, la paura non è passata. «Non sapevamo dove andare, e vicino c’erano degli aerei: vai a sapere se il calore potesse far scoppiare i serbatoi pieni di carburante. La gente non riusciva a stare ferma». Sulla pista sono rimasti due ore, senza ricevere informazioni. Poi le forze dell’ordine hanno fatto defluire in sicurezza tutti i passeggeri. L’avvocato Pagotto, in pullman, si è spostato a Palermo e ieri sera è riuscito a tornare a casa: «Un’esperienza allucinante, sembrava l’inferno». 

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