Treviso. Imprese individuali a rischio: una su 5 non ha più un futuro

Sabato 11 Novembre 2023 di Mattia Zanardo
Treviso. Imprese individuali a rischio: una su 5 non ha più un futuro

TREVISO - Un’impresa individuale su cinque nella Marca rischia di sparire nel prossimo quinquennio. Colpa dell’età avanzata di molti titolari e dell’insufficiente ricambio generazionale. E se l’impatto apparisse di poco conto, basti dire che questa tipologia di ditte - di gran lunga la più numerosa - rappresenta il 54% di tutte le aziende della provincia, con quasi 45mila unità oggi operative. Dunque circa 8.700 piccole realtà produttive vedono a forte rischio la propria sopravvivenza da qui al 2028. La prospettiva emerge chiara dalla ricerca “Misurare i cambiamenti per progettare il futuro”, promossa da Confartigianato Treviso, in collaborazione con la consorella di Oderzo Motta: l’ampio dossier incrocia dati sulla demografia, sulla consistenza delle imprese e sui redditi a livello nazionale, regionale e, soprattutto, con un focus sulla provincia e sul territorio del mandamento di Treviso (esteso sul capoluogo e su 21 altri comuni della fascia centro-meridionale, con 2.700 imprese associate).


GLI ASPETTI
I vari aspetti sono connessi tra loro: proprio l’elemento del progressivo invecchiamento della popolazione, ad esempio, non può non influire anche sull’evoluzione del tessuto imprenditoriale. II 32% delle ditte individuali della provincia è guidato da un imprenditore con 60 anni o più: vale a dire 14.695 aziende. E oltre il 15% dei titolari ha già festeggiato il 67esimo compleanno. «Partendo da questi valori si può facilmente stimare che nei prossimi cinque anni i soggetti di questa classe d’età potrebbero chiudere l’attività - spiega Andrea Faloppa, direttore di Confartigianato Oderzo Motta e curatore dello studio -. In questo senso, la natura di ditte individuali pone un significativo tema di continuità: difficile che l’azienda venga ceduta a terzi, perché il suo valore è insito nell’imprenditore stesso.

Più facile, in teoria, subentri un figlio. Però sappiamo bene come, in virtù di cambiamenti culturali e anche di certe scelte di orientamento scolastico, i giovani oggi siano poco attratti da certe professioni o, più in generale, preferiscano un impiego da dipendente, anche a causa del complesso contesto economico e burocratico». 


IL RAPPORTO
A fronte della definitiva chiusura di molte officine e laboratori per il “pensionamento” delle vecchie generazioni, infatti, le aperture di nuove imprese negli ultimi anni non superano il 5% del totale: salvo impennate allo stato attuale poco probabili, un andamento del tutto insufficiente a compensare le perdite. Sommando questi due fattori, l’associazione artigiana calcola che, nel giro di un lustro, lo stock complessivo delle imprese individuali trevigiane si ridurrà di 8.675 unità, pari al 19,3% in meno. La flessione non risparmia nessuna area della Marca, con cali dal 24,3% dell’Opitergino Mottense al 15,4% dell’Asolano Montebellunese. Nel comprensorio del capoluogo e dintorni, il più cospicuo con oltre 14mila piccole aziende, mancheranno all’appello 2.541 realtà, ovvero poco meno del 18%. «Per dare un metro di paragone è come se in cinque anni, in provincia, sparissero quasi tutte le imprese individuali oggi operanti in uno dei nostri distretti», ribadisce Faloppa. 


L’ANALISI
Tra le varie tendenze indagate, l’analisi individua pure una polarizzazione delle dimensioni delle imprese artigiane: oltre il 70% delle ditte trevigiane continua a non avere dipendenti, ma anche le restanti o tendono a ridurre l’organico fino al solo imprenditore, oppure a crescere al di sopra dei dieci addetti. Lo studio è stato presentato ieri sera in un incontro nella sede di Confartigianato Treviso, che ha visto la partecipazione dei rappresentanti territoriali dell’associazione e delle amministrazioni municipali dei 22 comuni di competenza. «Il nostro obiettivo non è certo fare allarmismo - spiega il presidente Ennio Piovesan, insieme al direttore Carlo Ceriana - ma fornire una base di dati oggettivi per la discussione nei forum e nelle consulte delle attività produttive e in tutti gli altri tavoli di confronto con l’amministrazione pubblica, per cercare di definire insieme le strategie per il futuro».

Ultimo aggiornamento: 12 Novembre, 10:38 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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