Impianto fotovoltaico a Mogliano: "No ai pannelli su suolo agricolo"

Mercoledì 22 Giugno 2022 di Mauro Favaro
L'incontro pubblico che si è svolto al teatro dell?astori a Mogliano veneto
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MOGLIANO «Sì al fotovoltaico, ma non su suolo agricolo urbano». La protesta dei cittadini ha aperto ieri pomeriggio nel teatro dell’Astori la seconda presentazione pubblica del progetto che prevede l’installazione di un maxi impianto fotovoltaico con 13.500 pannelli a terra sopra quasi 90mila metri quadrati di campi alle porte di Mogliano, tra la Circonvallazione Nord, via Cavalleggeri e via Bianchi. Dopo l’intoppo delle integrazioni arrivate in ritardo, la Sicet Srl di Bolzano ha presentato una nuova richiesta in Regione. Identica alla prima. I termini sviluppati dalla società di progettazione Ren Project Srl sono gli stessi. L’investimento vale 6 milioni. L’obiettivo è far funzionare i pannelli mobili, capaci di seguire il sole, per almeno 30 anni. A conti fatti, dicono i tecnici per dare una misura, l’impianto svilupperà una quota di energia al 100% rinnovabile equivalente a quella necessaria per alimentare quasi 4.100 famiglie, con tre o quattro membri, per un anno. 


IL RIFIUTO

Il Comune, più che mai compatto, con in testa il sindaco Davide Bortolato, non ne vuole sapere. Il niet non riguarda le energie rinnovabili in generale, ma questo specifico progetto. E sono già pronte le osservazioni messe nero su bianco dal professor Giovanni Campeol, consulente del municipio. Così come non ne vogliono sapere i residenti in via Bianchi e via Cavalleggeri, assistiti dall’avvocato Andrea Michielan. «Sì al fotovoltaico. No al fotovoltaico che deturpa il territorio. E no all’impianto previsto su un’area verde agricola alla porta nord di Mogliano – scandiscono – l’area di progetto coinvolgerà una superficie pari a 17 campi da calcio. L’impianto andrà a compromettere una splendida parte del territorio, da sempre a vocazione agricola, inserita in un contesto paesaggistico di pregio, confinante con l’area urbana centrale. Con la presenza di ville venete, parchi e un percorso ciclopedonale largamente utilizzato. E i moglianesi non riceveranno alcun beneficio. Le alternative ci sono: è possibile realizzare l’impianto fotovoltaico su coperture di capannoni, discariche non più attive, cave abbandonate, reliquati autostradali o appezzamenti non coltivati». Nel gruppo dei residenti nelle due vie c’è anche Anna Busatto, la studentessa di 17 anni del liceo Berto che aveva scritto una lettera al governatore Luca Zaia chiedendogli di fermare l’arrivo del fotovoltaico a terra.

Il presidente della Regione ha già risposto sottolineando che tutti gli impatti saranno adeguatamente valutati. 


LA PRESA DI POSIZIONE

Sempre da Venezia, ieri è arrivata la presa di posizione di Arturo Lorenzoni, docente di economia dell’energia all’Università di Padova, già candidato presidente di Regione con il Pd, oggi consigliere regionale del gruppo misto. «Il piano per la transizione energetica approvato dal governo mette l’obiettivo di portare al 100% l’energia elettrica consumata al 2050 da fonti rinnovabili. Con un obiettivo al 2030 di raggiungere il 72%, dal 40% circa attuale – spiega in risposta all’appello di Anna – una sfida colossale, ma al tempo stesso un’opportunità per costruire una nuova economia, dove la spesa per il gas e il petrolio importati è sostituita da investimenti distribuiti nel territorio. Per il Veneto significa in primo luogo investimenti nel fotovoltaico. Non potremo salvaguardare il nostro paesaggio come lo conosciamo oggi se non acceleriamo la diffusione degli impianti fotovoltaici e dell’efficienza energetica. È una questione dannatamente seria. Per cui dobbiamo utilizzare i tetti, i parcheggi, le aree degradate, ma non ci possiamo permettere di dire no a un uso temporaneo del terreno, anche agricolo, quando gli impianti siano fatti in modo responsabile, economico e con le misure di integrazione. Se per assurdo facessimo tutto il fotovoltaico necessario in aree agricole occuperemmo meno dell’1% della superficie agricola utilizzata». 

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