Botte ai bambini alle lezioni in moschea, l'Imam: "Chiuderò la scuola coranica"

Giovedì 1 Agosto 2019 di Denis Barea
Il centro di preghiera di Pieve di Soligo dove l'imam bengalese teneva le lezioni di Corano ai bambini della comunità
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«Chiuderò la scuola coranica per i bambini». Omar Faruk, il 36enne imam della Moschea di via Schiratti vuole tornare a Pieve di Soligo ma non insegnerà più. Lo ha ribadito al suo legale, l’avvocato Roberto Baglioni del Foro di Venezia che resta in attesa della chiusura delle indagini per chiedere un interrogatorio al pubblico ministero Massimo Zampicinini - il magistrato che sta coordinando le indagini - e provare a mettere sul tavolo la proposta di un patteggiamento. «Prima però - spiega l’avvocato Baglioni - vogliamo capire quale sarà il capo di imputazione, dato che una lettura attenta dell’ordinanza con cui il gip Zulian ha disposto il divieto di dimora in provincia di Treviso sembrerebbe escludere la violenza privata e considerare invece i soli maltrattamenti».
 
Al momento al vaglio degli inquirenti ci sono i video delle intercettazioni ambientali realizzate dal Nucleo Radio Mobile dei Carabinieri di Vittorio Veneto tra il giorno in cui è stata chiesta l’ordinanza e quando è stata applicata, cioè l’11 luglio scorso. Video che conterrebbero altre immagini di botte e bastonate inferte da Omar Faruk ai piccoli allievi del centro di cultura islamica. «Non erano violenze, non c’era il gusto di fare del male - si giustifica l’imam di Via Schiratti - nelle nostre scuole si fa così». E questo spiegherebbe l’atteggiamento dei genitori delle vittime di quei maltrattamenti, definito dal gip al limite della connivenza e del favoreggiamento, che di fronte alle richieste di chiarimenti da parte delle maestre elementari che avevano notato i lividi sui corpi dei bambini non hanno mai voluto confermare le versioni date dai piccoli alla scuola secondo cui quelli erano i segni lasciati dal “maestro di religione”, dichiarando al contrario che non bisognava credere a quello che raccontavano i loro figli. «Non voglio più insegnare ma vorrei tornare dalla mia famiglia, soprattutto perché mia moglie è incinta» ha spiegato il 36enne. «Vorrei anche tornare al mio lavoro di domestico e al ruolo di imam della comunità del Bangladesh di Pieve» ha aggiunto. Attualmente è ospite di un conoscente a Mestre e ha potuto incontrare la famiglia (oltre alla moglie anche i due figli) solo un paio di volte.
«Le punizioni non erano dei sadici accanimenti, nei video delle intercettazioni ambientali infatti si vedono anche delle scene in cui i bambini ridono e sorridono durante la lezione» spiega l’avvocato Baglioni. Come se tutto fosse nato da una sorta di cortocircuito culturale. «Ha capito che l’Italia non è il Bangladesh, che qui valgono regole diverse, che quei metodi correttivi non sono tollerati o tollerabili». È anche possibile che la difesa possa tentare la strada della riqualificazione del reato da maltrattamenti e violenza privata ad abuso dei metodi di correzione. «Sono valutazioni che potremmo fare però solo quando verrà notificata la chiusura delle indagini» precisa il difensore di Omar Faruk, che ad agosto dovrebbe lasciare l’Italia per un lungo viaggio di pellegrinaggio alla Mecca.
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