Trattoria La Bassa a Selvana, le sfide della dinastia Spadetto: l'unione fa la forza

Martedì 28 Febbraio 2023 di Cristiana Sparvoli
Gli "Spadetto Brothers" della Trattoria alla Bassa di Selvana

TREVISO - La dinastia Spadetto regna a Selvana Bassa dal 2009. Vi si è insediata saldamente con la “Trattoria La Bassa”, che ha ripreso l’insegna della vecchia osteria già presente nello stesso posto, accanto al casello del dazio. «Quando stavamo risistemando il locale, gli anziani di Selvana venivano a vedere cosa stavano facendo e ci raccontarono che un tempo qui c’era l’osteria alla Bassa, che aveva anche il gioco “dee bae”. Perciò abbiamo deciso di mantenere lo stesso nome» ricorda Franco Spadetto, classe 1960, barman e ristoratore, insieme al fratello Mauro alla guida del clan che dalla metà degli anni Ottanta dà da bere e da mangiare ai trevigiani.

I PROTAGONISTI

Gli Spadetto Brothers sono figli di Sisto e Concetta, che si sono conosciuti e sposati in Libia. Lui proveniva da una numerosa “schiatta” di Caerano; emigrò e per 33 anni è stato il fattore nella tenuta agricola del conte Volpi di Misurata. Franco in terra libica ci è nato e vi ha trascorso l’infanzia. Con l’avvento del regime di Gheddafi, gli Spadetto furono costretti a tornare in Italia e misero radici a Treviso, nel quartiere di Fiera. Quando Franco, reduce da esperienze lavorative all’estero con un diploma di ragioniere in tasca, nel 1984 decise di aprire il suo primo locale nel centro trevigiano diede vita al “Malibù” in via Diaz, divenuto ben presto il posto di “quelli dalla notte”. Nel 1988 il “Malibù” fu ceduto e nello stesso anno i due fratelli Spadetto presero in gestione, in Piazzetta dei Lombardi, quello che era noto come il “Tocai Bubù” di Pino Supani. Chiamato solo ”Tocai”, per vent’anni il locale, commistione tra bistrot-trattoria-winebar, ha tenuto banco nella scena cittadina, di giorno e di notte. «I primi sei anni abbiamo mantenuto la ristorazione con i piatti tipici preparati da mia moglie Lidiana Baldo, che al Tocai iniziò la professione di cuoca - ricorda Franco - Poi Dante Nonis, che era stato un nostro cameriere, ci chiese di gestire insieme con lui la cucina del Tennis Club Treviso e io diedi l’incarico a Lidiana. Così noi al Tocai cambiammo completamente proposta, togliendo la parte ristorante e puntando tutto sugli snack».

LE PROPOSTE

Come racconta Mauro, diventarono un “must” i club sandwich, la salsa rosa e i tramezzini preparati dal cugino Armando, figlio di una sorella di Sisto, entrato nella ditta di famiglia. Enorme successo riscosse anche la svolta dello spritz, che cambiò nome e bicchiere: «Eliminammo il classico flute e cominciammo ad usare il tumbler da cocktail. Lo chiamammo sprizzotto e andò alla grande». La lunga stagione del “Tocai” ha fatto epoca a Treviso. Nel 2008 il centro storico comincia a stare stretto, aumenta il costo dell’affitto e c’è voglia di cambiare. Gli Spadetto nell’ottobre di quell’anno spengono le luci in Piazzetta dei Lombardi e vanno alla ricerca di un altro luogo da colonizzare. Lo trovano nel giro di pochi mesi a Selvana, rilevando l’ex pizzeria Coccinella, già locanda con cucina negli anni ‘70, e il 14 giugno 2009 ne fanno la “Trattoria La Bassa”. «Avevamo le idee chiare su quello che volevamo fare. Avevamo la cuoca giusta, Lidiana, e le persone giuste» dicono i fratelli Spadetto, che hanno scelto di riportare in auge la cucina tradizionale quando imperavano le hamburgherie, i finger food e l’esotico. Oggi il menu spazia dalla trippa alla parmigiana alla pasta e fagioli, dall’accurata selezione delle carni (costate, filetti, fiorentine) a bollito misto, dalle ostriche “venere di caorle” al gin tonic. La carta dei vini è per tutte le tasche, Barbera e Champagne, ironizza Franco, perché “La Bassa” è un locale per tutti, giovani che sorseggiano spumanti e anziani che qui fanno sosta per un’ombra. All’ora di cena a volte si avvicendano anche due turni di clienti (solo sabato e domenica il locale è aperto anche a pranzo) e il momento dell’aperitivo è sempre affollato. Anche per gli Spadetto il periodo del Covid-19 è stato nerissimo, ma la famiglia lo ha superato con tenacia.

OBIETTIVI

Il loro motto è «fare bene quello che si è capaci di fare, senza scendere a compromessi sulla qualità del cibo». Oggi il clan, compresi i collaboratori di sala e cucina, conta 11 persone. Le cuoche sono Lidiana e la figlia Carlotta 31 anni, laurea in scienze alimentari, braccio destro della madre e specializzata nei dessert, mentre il primogenito Marco, 32 anni, studi classici e in antropologia, è pienamente a suo agio al banco e in sala accanto al padre Franco e allo zio Mauro. La continuità è assicurata. 

Ultimo aggiornamento: 17:24 © RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci