Un altro contagio dall'Est, il Prefetto convoca il tavolo sulla sicurezza: «Servono più controlli»

Giovedì 16 Luglio 2020 di Mauro Favaro
Obbligo di fare il tampone per chi rientra da Paesi a rischio

TREVISO - Nuovo caso di coronavirus arrivato dall'Est. Si tratta di un macedone di 60 anni rientrato nella Marca in auto assieme alla moglie. L'uomo presentava i sintomi classici, a partire dalla febbre. Martedì sera, 14 luglio, è stato sottoposto al tampone, che ha dato esito positivo. L'intera famiglia è stata messa in isolamento a casa: oltre al 60enne, la moglie di 59 anni e il figlio con la nuora, entrambi 41enni. Non hanno avuto contatti stretti con altre persone. Di conseguenza non è necessario allargare l'indagine per circoscrivere il focolaio. Con il macedone, salgono a 16 i contagi legati all'estero emersi nel trevigiano solo nell'ultima settimana: 14 dal Kosovo e uno tornato dal Camerun. Tanto che la Prefettura ha deciso di convocare un tavolo per la sicurezza con l'obiettivo di affrontare in modo organico il problema dei controlli su chi arriva da Paesi stranieri e tutte le problematiche conseguenti. «Attendo le disposizioni finali - conferma il prefetto Maria Rosaria Laganà - poi convocherò il tavolo». 

IL VADEMECUM
Nelle ultime ore l'Usl della Marca ha provato a tirare le fila pubblicando sul proprio sito internet un vademecum dettagliato per chi rientra dall'estero. Il documento sottolinea l'obbligo per le badanti che tornano nel trevigiano di sottoporsi al tampone per il coronavirus e rimanere in isolamento domiciliare fino a quando non verrà comunicato loro l'esito negativo. Il tampone può essere prenotato tramite il medico di famiglia o contattando il servizio Igiene e sanità pubblica allo 0422.323888 oppure via mail all'indirizzo coronavirus.sisp@aulss2.veneto.it. L'obbligo vale anche se chi svolge attività di assistenza ad anziani o a persone con disabilità rientra da un Paese verso il quale non è previsto alcun tipo di restrizione: Andorra, Austria, Belgio, Bulgaria, Cipro, Città del Vaticano, Croazia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Islanda, Lettonia, Liechtenstein, Lituania, Lussemburgo, Malta, Norvegia, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Principato di Monaco, Regno Unito e Irlanda del Nord, Repubblica Ceca, Romania, San Marino, Slovacchia, Slovenia, Spagna, Svezia, Svizzera e Ungheria.
Discorso diverso per tutti quelli che tornano dopo essere passati nei 14 giorni precedenti per uno dei Paesi attualmente considerati a rischio. In questo caso c'è sempre l'obbligo di comunicare immediatamente il rientro al dipartimento di Prevenzione dell'Usl e di rispettare 14 giorni di isolamento fiduciario a casa. Ad oggi la restrizione è in vigore per chi si è fermato in Algeria, Australia, Canada, Georgia, Giappone, Montenegro, Marocco, Nuova Zelanda, Ruanda, Serbia, Corea, Thailandia, Tunisia e Uruguay. Mentre le porte sono totalmente chiuse per i rientri da altri 13 Paesi, o per chi ci è passato nelle due settimane precedenti, dove l'epidemia da coronavirus sembra essere ancora nel picco peggiore: Armenia, Bahrein, Bangladesh, Brasile, Bosnia Erzegovina, Cile, Kuwait, Macedonia del Nord, Moldova, Oman, Panama, Perù e Repubblica Dominicana. 

LE REGOLE
«E' consentito il rientro alla propria residenza o domicilio da questi Stati per i soli cittadini italiani chiariscono dall'Usl questi dovranno comunque effettuare un isolamento per 14 giorni, dando notifica immediata al momento del rientro al dipartimento di Prevenzione». Per chi arriva da altri Paesi non inseriti negli elenchi, fermo restando che sono vietate le vacanze, vale la regola della comunicazione al dipartimento di Prevenzione e la quarantena a casa per due settimane. La Regione ha stabilito che chi entra o torna in Veneto dopo un viaggio per soli motivi di lavoro della durata massima di 5 giorni in uno dei Paesi per i quali è prevista qualche restrizione ha l'obbligo di sottoporsi al test. Queste persone sono chiamate a un primo tampone all'arrivo in Veneto e a un secondo a distanza di 5-7 giorni, se il primo risulta negativo. Tocca al datore di lavoro contattare l'Usl. Nel caso in cui il soggiorno lavorativo abbia superato i 5 giorni, invece, scatta automaticamente l'isolamento domiciliare fiduciario per due settimane. 
 
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