Fiamme in fabbrica, si alza una nube
nera: paura per una De Longhi-bis

Lunedì 30 Luglio 2012 di Luciano Beltramini
L'incendio alla Am Teknostampi (Photo Journalist)
TREVISO - Sono le 9.50 di domenica: in via dell’artigianato, zona industriale di Crocetta del Montello (Treviso), all'interno della ditta Am Teknostampi (ex Everest) scoppia l'inferno. Le fiamme si alzano altissime, assieme a una nera nube di fumo che si vede a chilometri di distanza. In un attimo i telefoni di carabinieri e vigili del fuoco diventano bollenti. Sul posto arrivano prima i militari dell’Arma di Crocetta del Montello, poi i vigili del fuoco di tutta la provincia: Montebelluna, Asolo, Castelfranco, Conegliano, Treviso. Un ulteriore rinforzo arriva anche dal basso feltrino. Una vera e propria mobilitazione che coinvolge anche il 118 dell'ospedale di Montebelluna con diverse ambulanze, la Protezione civile, il nucleo investigativo dei carabinieri e il capitano della tenenza montebellunese Nicola Fasciano.



Il fumo è denso e acre in quanto la Am Teknostampi lavora prodotti in plastica. «Ho visto il fumo alzarsi da casa mia a Biadene - spiega Ennio Dametto, uno dei titolari della dittà Dalì che produce pasta fresca nella medesima zona industriale -. È stata una scena terribile». L’enorme calore sprigionato dal rogo ha fatto crollare perfino parte del muro situato nel lato sud che si è abbattuto sulla rete di recinzione di un'azienda vicina. Il lavoro dei vigili del fuoco è stato mirato: una squadra si è concentrata soprattutto sul punto da cui sono divampate le fiamme, cioè la parte centrale dove si trovava a quanto pare il reparto assemblaggio; le altre squadre hanno lavorato il "mostro" ai fianchi per evitare che le fiamme potessero interessare anche la parte di capannone, circa 5mila metri quadri, che si trova a ridosso della ferrovia.



Questo non è bastato a evitare danni ingentissimi, che la proprietà avrebbe già stimato in quasi 20 milioni di euro, né a domare l’incendio in tempi ragionevoli: dopo otto ore per i pompieri era ancora difficile accedere all’interno dell’azienda. Questo perchè fra i metalli lavorati nel capannone c’è anche il magnesio, sostanza non soltanto altamente infiammabile, ma anche in grado di alimentare il fuoco senza sosta.



Un nemico in più che ha tenuto in scacco i pompieri fino a tarda sera e presumibilmente anche per tutta la notte e la prima mattinata di oggi. Per affrontare l’ulteriore problema, i vigili del fuoco hanno dovuto fare ampio uso del sarone, una specie di sabbia che neutralizza le fiamme. Ovviamente sono tutte da stabilre le cause del disastro. Fra le poche certezze ce n’è una di importante: viene esclusa l’origine dolosa. Le fiamme sarebbero state originate dal corto circuito di un macchinario, dall'autocombustione di materiale plastico o di residui di lana di vetro, semprechè non sia partito dall’impianto fotovoltaico alloggiato sul tetto dell’azienda, ipotesi tutt’altro che campata in aria.



Via dell’artigianato è stata ben presto raggiunta anche dai tecnici dell'Arpav di Treviso che hanno effettuato dei prelievi per verificare l’inquinamento dell'aria. Il rischio infatti che potesse ripetersi un disastro ambientale di enormi proporzioni, come quello successivo all’incendio della De Longhi nel 2006, era reale. In realtà le prime analisi tenderebbero a sminuire le conseguenze di questo evento. I carabinieri di Montebelluna e di Crocetta del Montello hanno comunque raccolto tutti gli elementi necessari per fare luce sulla vicenda. Sono stati perciò recuperati i server dei computer dagli uffici e anche i filmati delle telecamere sia all'interno che all'esterno della fabbrica.



Alla Am Teknostampi lavorano circa una cinquantina di operai che rifiniscono e assemblano prodotti realizzati in Romania. Anche per loro, adesso, si profila un lungo periodo di passione.
Ultimo aggiornamento: 31 Luglio, 12:41 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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