Nuova geografia urbana: un censimento per salvare i palazzi del '900

Mercoledì 14 Luglio 2021 di Chiara Voltarel
Il palazzo neogotico in piazza San Vito a Treviso dell'architetto Luigi Candiani

TREVISO - Erano intervenuti all’inizio dell’anno sollevando la questione, hanno lanciato poi una petizione in difesa di architetture e paesaggio urbano del Novecento a Treviso (che ha raccolto oltre 1.700 firme), ma vogliono anche essere propositivi impegnandosi personalmente e a titolo gratuito. Così, facendo seguito alle osservazioni di Paolo Del Giudice ed Eugenio Manzato, si è costituito un gruppo di lavoro all’interno dell’associazione Amici dei Musei e dei Monumenti di Treviso, con l’intento di censire gli edifici del ‘900 da proteggere: si chiama “Senti”, acronimo di “Salviamo gli Edifici del Novecento a Treviso Insieme”.


L’OBIETTIVO

Il gruppo, coordinato da Carolina Pupo, studiosa di storia, architettura e urbanistica locale che ha già pubblicato vari saggi e contributi sull’argomento, è composto da Ilaria Maria Radini e Andrea Arvieri, Paolo Del Giudice, Eugenio Manzato e Arrigo Peccolo che si occupa di un attento reportage fotografico, e ha come scopo la conoscenza e la salvaguardia delle architetture del Novecento a Treviso in un momento in cui la speculazione edilizia, favorita da leggi regionali e regolamenti comunali, ne attenta all’integrità e alla stessa esistenza. Il lavoro è a buon punto con la pre-catalogazione: l’indagine svolta finora nella zona tra viale Monte Grappa, viale Orleans fino a viale Trento Trieste e da Porta Santi Quaranta a viale XV Luglio e la zona della ferrovia, ha rilevato un centinaio di edifici significativi, scelti non solo per l’estetica ma anche valutandone il contesto. 


I PASSI

Sulla base di questo primo lavoro procederanno, basandosi su criteri storico-filologici, a stilare un elenco di edifici che per le loro caratteristiche architettoniche, nonché per motivi storici o perché progettati da importanti architetti, meritano di essere salvati. Uno studio permetterà così di creare piccoli corpus degli architetti dell’epoca, dai più noti come Luigi Candiani, autore oltre del “palazzaccio” neogotico di piazza San Vito anche di diverse villette, e di architetti più sconosciuti che si rivelano interessante scoperta per la storia della città. A settembre “offriranno” al Comune il catalogo stilato, che vuole essere il loro contributo alla conoscenza di questo particolare patrimonio cittadino, e utile supporto per eventuali scelte, linee guida e strategie future in merito urbanistico. «L’area interessata è il centro storico e soprattutto la zona a ridosso della cinta muraria che dalla fine dell’800 ha registrato un’intensa urbanizzazione con la costruzione di case e villini di gusto ecclettico - spiega Manzato - Contesti in cui oggi si inseriscono moderne unità abitative a parallelepipedo, che infrangono quello che è l’equilibrio e l’armonia del quartiere». E, come in alcune occasioni ha sottolinea Carolina Pupo, «si perde di vista l’identità del quartiere, purtroppo manca la conoscenza storica della loro formazione e della dinamica della crescita urbana, di conseguenza dei vari stili che si sono succeduti e hanno dato una certa identità al quartiere stesso; il problema non è la costruzione moderna, ma come la costruzione moderna viene collocata nel contesto».

La conoscenza è quindi il primo obiettivo. «Ogni epoca si esprime con la propria architettura - puntualizza Manzato - tra le due guerre l’amministrazione comunale ha invitato committenti e architetti a seguire per le nuove costruzioni e ricostruzioni uno “stile lombardesco” (parola usata anche da Luigi Bailo per gli edifici di Treviso costruiti in romanico locale fatto di mattoni faccia a vista, parti affrescate nelle ville o finestre che riprendono le trifore di Palazzo dei Trecento) per attenersi allo stile tradizionale, facendo riferimento agli edifici storici della città; da qui l’eclettismo che caratterizza queste architetture». 

Ultimo aggiornamento: 07:29 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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