Caos nel Pronto soccorso del Ca' Foncello di Treviso: «La colpa è dei pazienti con codice bianco»

Venerdì 11 Novembre 2022 di Mauro Favaro
Caos al pronto soccorso di Treviso
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TREVISO - Tutti in coda al pronto soccorso. Anche l'area delle urgenze del Ca' Foncello ha i propri orari di punta. La sala d'attesa si affolla in particolare dalle 12.30 alle 14.30 e, ancora di più, dopo le 19. Complessivamente si viaggia sui 300 accessi al giorno. Circa il 60% sono codici bianchi. Ma nei picchi si conta anche l'arrivo di 30 persone in un'ora. Vuol dire una ogni due minuti. E con questi numeri è spesso inevitabile che i pazienti senza problemi gravi o urgenti debbano attendere pure più di 4 ore. «Il problema è che così si fatica a dare una risposta operativa adeguata - spiega Enrico Bernardi, direttore del pronto soccorso di Treviso - la gente arriva soprattutto dopo le 19, quando ha finito di lavorare, spesso per piccoli problemi emersi già nei giorni precedenti. C'è una marea di codici bianchi. E si aspetta un sacco di tempo». Quello lanciato dal primario dell'area delle urgenze è un vero e proprio appello: «Spiace dirlo, ma i cittadini dovrebbero capire che dopo una certa ora non è il caso di rivolgersi al pronto soccorso se non si ha un'urgenza specifica l'ospedale è aperto 24 ore al giorno per le emergenze. Dopo le 20, però, si lavora a scartamento ridotto». «Magari a New York e a Londra gli organici restano gli stessi sia di giorno che di notte aggiunge ma la sanità italiana non è stata pensata per lavorare in questo modo».


IL NODO
Il nodo sta proprio nella riduzione del personale in servizio, che cala mentre prende forma il picco delle richieste serali. Di giorno il pronto soccorso del Ca' Foncello conta 6 medici. Dopo le 20, invece, diventano 3. Discorso simile per gli infermieri. Di giorno ce ne sono una dozzina. Di notte vengono dimezzati. Vale anche per i servizi collegati. Il personale della radiologia, ad esempio, nelle ore notturne viene ridotto del 70%. E per gli esami di laboratorio di fatto si fa riferimento solamente a un tecnico. Non è tutto. «Treviso è anche uno dei pochi centri in cui di notte si svolge attività chirurgica superiore - sottolinea Bernardi - l'elisoccorso converge sul Ca' Foncello servendo la Marca, il bellunese, l'area del Veneto orientale e in misura minore anche quella di Mestre.

A fronte della presenza di pazienti critici, poi, è chiaro che l'attenzione dei medici si concentra su di loro». I vertici dell'Usl trevigiana conoscono bene il problema degli orari di punta del pronto soccorso. E non ha caso stanno lavorando per potenziare gli organici.


IL RECLUTAMENTO
«Stiamo definendo un bando per poter contare su un medico in più nel turno di notte nei pronto soccorso di Treviso, Montebelluna e Conegliano - spiega il direttore generale Francesco Benazzi - se non si riuscirà, a causa della carenza di personale, faremo il possibile per incrementare gli organici con almeno un infermiere in più». Difficile andare oltre. Non solo perché il personale in servizio è definito a livello regionale. Ma anche e soprattutto perché si fa proprio fatica a reperire specialisti per il pronto soccorso. Un aiuto potrebbe arrivare pure dall'App regionale per smartphone che mostra il numero di persone in attesa in tempo reale. Nel tardo pomeriggio di ieri, ad esempio, c'erano 40 persone al pronto soccorso. Quasi il 50% codici bianchi. A quanto pare, però, oggi non viene usata troppo. Ovviamente tutti vengono sempre accolti e visitati. Non si manda via nessuno.


MEDICI DI BASE
Anche se la Fimmg, la federazione dei medici di famiglia di Treviso, invita a provare a rinviare i pazienti con problemi palesemente lievi ai loro dottori di base: «Bisognerebbe avere il coraggio di assumersi questa responsabilità», dice il segretario Brunello Gorini. Per ora Benazzi lo esclude. «Senza il sistema della medicina territoriale gli ospedali non potrebbero farcela tira le fila Bernardi non è vero che è impossibile trovare risposte. La maggior parte delle persone che si rivolgono al pronto soccorso come codici bianchi viene vista e dimessa nel giro di 10 minuti». «Non discuto che i cittadini che vengono qui ritengono di avere un problema conclude ma posso permettermi di dire che bisognerebbe valutare se si tratta di un problema urgente o differibile che può essere gestito con il proprio medico di famiglia o che magari può trovare una risposta facendo un accesso in pronto soccorso il giorno successivo». Sgonfiando almeno un po' l'ora di punta serale.
 

Ultimo aggiornamento: 12 Novembre, 15:39 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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