Violenze domestiche per colpa del lockdown, polesani sotto osservazione

Venerdì 5 Febbraio 2021 di Ilaria Bellucco
PANDEMIA E CRISI FAMILIARI Aumentano i casi di violenze in casa

ROVIGO Venti uomini polesani hanno intrapreso un percorso per smettere di essere violenti nel 2020, anno in cui le condizioni di vita causate dalla pandemia, hanno portato a un’impennata di violenza tra le mura domestiche. Con lo scoppio del Covid-19 e i cambiamenti che ha portato nelle vite di tutti, si è inasprito il problema della violenza perpetrata da uomini su donne, per lo più mogli, compagne e fidanzate. Nel 70 per cento dei casi le violenze avvengono tra le mura domestiche e spesso davanti ai figli, che subiscono conseguenze suella loro crescita.
A tracciare uno spaccato del fenomeno è lo psicologo Andrea Finessi, consulente e psicoterapeuta del servizio “Un nuovo maschile”. Il servizio è stato attivato da poco più di un anno dalla cooperativa Peter Pan di Rovigo per il trattamento degli uomini che hanno tali comportamento, partendo dal presupposto che la violenza di genere è la conseguenza di una precisa scelta individuale e di una cultura radicata. Il percorso è proposto agli uomini che attuano violenza fisica, psicologica o stalking nei confronti della partner o ex partner, quelli che hanno problemi a controllare la rabbia o hanno subito situazioni violente in età giovanile e che desiderano cambiare per non nuocere più a loro stessi e alla loro famiglia.
L’ESPERTO
«Nel 2020 abbiamo seguito più di 20 persone per violenza nelle relazioni affettive, specialmente nei confronti della moglie o della partner - riferisce lo psicoterapeuta - l’età media di queste persone è di 46 anni, la quasi totalità ha un lavoro stabile e la gran parte di loro vive in famiglia con moglie e figli».
In questi contesti i figli sono molto spesso coinvolti come spettatori passivi, si sentono spauriti e impotenti di fronte alla situazione. «Anche questo spiega l’urgenza e l’importanza di proporre trattamenti agli uomini, ponendo attenzione sulla violenza rivolta alle mogli, ma anche sugli aspetti della genitorialità che risulta molto compromessa».
Quando i genitori sono così concentrati su di loro, rimane poco spazio per le attenzioni da dare ai figli, e affrontare la questione della genitorialità spesso costituisce una risorsa nell’evoluzione del trattamento proposto agli uomini violenti. «Un altro aspetto che rende necessario fare un percorso per gli uomini, è il fatto che molte donne non possono, non riescono o non vogliono lasciare il proprio compagno, anche se violento, sperando e chiedendo che il marito cambi, e così quasi sempre la violenza si perpetua nel tempo. Il comportamento violento non è una malattia incurabile si può cambiare».
L’OBIETTIVO
È ciò cui mira l’attività del servizio “Un nuovo maschile” (su cui si possono ottenere informazioni contattando il numero 320/4857693) e di altri servizi analoghi in ambito regionale e nazionale. Nonostante i forti limiti imposti dal Covid-19, “Un nuovo maschile” in quest’ultimo anno ha continuato ad accompagnare gli uomini violenti che vogliono cambiare mantenendo trattamenti settimanali, alternando incontri in presenza e a distanza. Il percorso prevede di accompagnare l’uomo nel comprendere le dinamiche della violenza con incontri di gruppo settimanali coordinati da due psicoterapeuti per un anno, seguiti da sei mesi di valutazione e verifica di come prosegue la situazione personale e familiare. Non appena la situazione sanitaria lo consentirà, “Un nuovo maschile” avvierà anche incontri già programmati per sensibilizzare i più giovani sul problema tramite la scuola e le associazioni del territorio.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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