Trivelle, si apre un nuovo fronte: «La minaccia maggiore non sono le estrazioni in mare ma quelle a terra»

Martedì 15 Novembre 2022
La mappa del Pitesai con le zone del Polesine idonee per le ricerche di idrocarburi
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ROVIGO - Fermare le estrazioni in mare al largo del Delta del Po, certo, ma la più grave aggressione “trivellatrice” può arrivare via terra. E senza bisogno di modifiche normative. Questo quanto è stato sottolineato nel corso della conferenza che si è tenuta ieri nella sala consiliare di Palazzo Celio, convocata da Italia Nostra per presentare e condividere un “appello al Governo e al Parlamento per l’abrogazione o comunque la profonda modifica in sede di conversione in legge della disposizione cosiddetta ‘Sbloccatrivelle’ del decreto legge Aiuti quater”. Presenti anche la trasmissione di La7 “Piazzapulita”, condotta da Corrado Formigli, che, dopo quello di Myrta Merlino, dedicherà un approfondimento al caso delle estrazioni in Polesine.

IL NUOVO FRONTE

A porre l’accento sul possibile attacco via terra sono stati il senatore Bartolomeo Amidei ed il direttore dei consorzi di bonifica Delta del Po e Adige Po Giancarlo Mantovani. «Ci stiamo preoccupando delle trivellazioni in mare – ha osservato il primo, ribadendo la propria contrarietà al provvedimento del Governo - ma questa rischia di essere una pagliuzza nell’occhio rispetto alla trave delle azioni di terra. Perché il danno che paghiamo oggi in termini di subsidenza è dovuto proprio alle estrazioni di acque metanifere dagli anni ‘30 fino agli anni ‘60 e perché tutto il Polesine tranne il Delta rientra nelle aree indicate come idonee per la ricerca e le estrazioni di idrocarburi del Pitesai». Il Pitesai è il Piano della transizione energetica sostenibile delle aree idonee, approvato lo scorso febbraio e voluto dall’allora ministro Roberto Congolani, oggi consigliere del ministro, che mappa le aree dove sono possibili le prospezioni di idrocarburi. In provincia di Rovigo solo il Delta, grazie al Parco, è escluso da questa possibilità, che vale invece per il resto del territorio polesano. «È una follia: se è un errore è grave, se non è un errore è ancora più grave» - ha rimarcato Mantovani - di fronte al Delta del Po è stato istituito un Sito di interesse comunitario, e la norma dice chiaramente che all’interno del Sic e per 12 miglia intorno non si possono fare prospezioni ed estrazioni».

L’APPELLO 

Tornando all’ipotesi di attività in mare, l’avvocato Matteo Ceruti, esperto di diritto dell’ambiente e consigliere di Italia Nostra, ha illustrato il contenuto dell’appello vergato dalla sezione di Rovigo e proposto come piattaforma da condividere: «Abbiamo ripreso parte delle considerazioni avanzate nel convegno organizzato da Italia Nostra nel 2017. Il primo profilo che emerge è il vantaggio incerto, di fatto inesistente, perché,> se l’obiettivo è ridurre prezzo del gas, il contributo che darà questo provvedimento è di 15 miliardi di metri cubi, meno del 2% del fabbisogno italiano in un decennio, quindi irrilevante nel breve, tanto che si può ritenere mancante il criterio dell’urgenza, presupposto di un decreto legge. A fronte vi sono danni certi alla biodiversità, al paesaggio, alla morfologia dell’ambiente marino e costiero, anche perché nel decreto si parla di verifica non dell’assenza di subsidenza, ma di effetti significativi di subsidenza».
Le richieste di Italia Nostra, oltre alla soppressione dello “sbloccatrivelle”, sono, nel caso non si raggiungesse questo obiettivo, di sottoporre la validazione dei modelli matematici di previsione della subsidenza indotta da nuove estrazioni ad un team di studiosi super partes indipendenti da società interessate, nonché di chiedere alle società proponenti una fidejussione a garanzia di eventuali danni all’ambiente ed alle attività economiche.
 

Ultimo aggiornamento: 17:06 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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