Trivelle, il ministro e i dubbi del Veneto: «La scienza dia garanzie assolute»

Sabato 12 Novembre 2022 di Alda Vanzan
Trivelle, il ministro e i dubbi del Veneto: «La scienza dia garanzie assolute»

VENEZIA - No nell'alto Adriatico, perché il Polesine è già sprofondato di quattro metri e poi perché c'è l'economia turistica da tutelare.

Ma no neanche nei Golfi di Napoli e di Salerno, «i luoghi più belli del mondo». Pur su posizioni politiche avverse (uno della Lega, l'altro del Partito Democratico), i governatori del Veneto e della Campania non hanno più in comune solo le parodie di Maurizio Crozza: adesso, a legarli, è anche l'avversione alle trivelle. Con la differenza che Luca Zaia dovrebbe difendere le decisioni del Governo di Giorgia Meloni visto che il suo partito fa parte della maggioranza. E invece no: anche ieri il governatore veneto ha mantenuto la sua posizione critica («Ero contrario nel 2015, lo sono tuttora, la coerenza è importante»), senza però ritenere la faccenda chiusa. Ossia: è vero che il Consiglio dei ministri giovedì sera ha sbloccato le nuove perforazioni nell'Adriatico, ma per Zaia si tratta di una «norma nazionale», non è stato deciso «dove e quanto» trivellare, quindi - è il ragionamento del presidente del Veneto - la decisione di Palazzo Chigi non fa scattare automaticamente le trivelle davanti al Delta del Po. Quantomeno, non ancora. Solo che adesso, a chiedere di approfondire la questione, è anche il forzista Gilberto Pichetto Fratin, ministro per l'Ambiente: deve essere la scienza - ha detto - a stabilire se si può o non si può trivellare.


I MINISTRI
«È fondamentale riprendere il nostro gas per salvare il nostro sistema produttivo, perché altrimenti non andiamo da nessuna parte - ha detto il ministro Pichetto Fratin - Il provvedimento il Cdm l'ha deliberato, dovrà passare in Parlamento. Il mio timore è lo stesso di molti di quelli che dicono dobbiamo valutare bene. La norma prevede in modo chiaro e netto che devono essere fatti gli studi, devono esserci le opportune garanzie». E ancora: «Zaia ha detto no perché c'è il rischio di subsidenza - ha affermato il ministro per l'Ambiente -. Il rischio di subsidenza va valutato rispetto a studi scientifici e distanze dalla terraferma. La norma prevede proprio che ci siano studi in merito alla questione. Io lo dico: deve esserci un'assoluta garanzia della sicurezza da parte della scienza e non da parte dell'opinione. La preoccupazione della subsidenza è quella che ci ha portato a dire che non si va oltre il 45/o parallelo».
Il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano (in quota FdI), ieri a Venezia ha sostenuto che tutela del paesaggio e trivellazioni non sono incompatibili: «Ho votato il provvedimento in Cdm, ovviamente sono d'accordo, però non mi iscriverei al partito del tutto bianco o del tutto nero, secondo me le due esigenze si possono contemperare, possono essere armonizzate».
Oggi, intanto, il ministro dello Sviluppo economico Adolfo Urso (FdI) sarà a pranzo con il governatore Luca Zaia per discutere «il dossier» trivelle, considerato che a beneficiarne sarebbero anche le imprese venete. Ma il presidente della Regione non retrocede: «Noi sosteniamo il rigassificatore».


LE CRITICHE
Per una volta il Pd veneto la pensa come il leghista Zaia (e il ministro Calderoli). «Qui i problemi connessi alle trivellazioni sono concreti e non frutto di opposizioni preconcette - ha detto il senatore e il segretario veneto del Pd, Andrea Martella -. Dal punto di vista politico è poi grave che lo stesso presidente Zaia non abbia ottenuto nemmeno una sorta di tregua riflessiva, malgrado abbia espresso la sua contrarietà. Siamo di fronte ad uno schiaffo nei confronti di tutto il Veneto che è inaccettabile per il suo territorio, per i cittadini e per il suo tessuto economico».

 

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Ultimo aggiornamento: 11:15 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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