La Provincia rilancia il Tribunale all'ex caserma Silvestri invece che all'ex questura

Lunedì 26 Aprile 2021 di Francesco Campi
Uno scorcio dell'ex caserma Silvestri

ROVIGO «Sono pronto a portare in consiglio provinciale un documento che consolidi la scelta di un nuovo Tribunale all’ex caserma Silvestri, che risolverebbe definitamente la questione sia dal punto di vista logistico che urbanistico».
A dirlo è il presidente della Provincia Ivan Dall’Ara.

Che senza tanti giri di parole, fa capire come le decisioni passate sopra la testa di Rovigo e del Polesine possano anche essere messe in discussione e non accettate supinamente, come se la volontà delle istituzioni di un territorio non contassero alcunché e possano, invece, essere funzionari, che a Rovigo ci sono passati sì e no un paio di volte in tutta la loro vita, a deciderne il futuro. È indubbio che di errori, anche politici, negli ultimi anni ne sono stati commessi tanti. Principalmente sottovalutazione del problema, ma ora che i nodi stanno venendo al pettine, sembra essere necessario e urgente che sia Rovigo a trovare una soluzione per non essere, ancora una volta, ingabbiata da scelte calate dell’alto, come la destinazione dell’ex carcere di via Verdi a istituto penale per i minori.

VALUTAZIONE MINISTERIALE
«Laddove si volesse perseguire l’obiettivo di accentramento in un’unica sede, occorrerebbe verificare la disponibilità all’acquisto di un terreno edificabile, dato che a Rovigo non esistono ulteriori compendi demaniali né immobili da poter utilizzare per un polo unificato della Giustizia», hanno scritto nella loro scarna relazione l’ingegner Domenico Menale e l’architetto Gianmarco Mattei, i due tecnici incaricati dal ministero della Giustizia di analizzare le ipotesi rimaste al momento sul tavolo, quella avanzata dal Comune di utilizzare l’ex sede della Banca d’Italia di via Domenico Piva insieme al palazzo della Provincia di via della Pace, e quella, invece, proposta dall’Agenzia del Demanio, di recuperare l’area dell’ex questura, per la quale è tramontato il progetto per realizzarvi la nuova caserma della Guardia di finanza, sia nell’ipotesi di utilizzare quel progetto da circa 6mila metri quadrati, sia nel caso di realizzare un “palazzone” da oltre 9mila, con svariati piani fuori terra e anche sotterranei, fra le Torri e il Duomo, con tutte le complicazioni del caso.
La richiesta di un’unica sede è arrivata a più riprese dal presidente del Tribunale Angelo Risi, anche per esigenze di organizzazione di uffici e personale. Tuttavia, se l’obiettivo del Demanio è recuperare l’area dell’ex questura e visto che per la realizzazione di Archivio di Stato, Catasto, Agenzia delle entrate ed Archivio notarile nell’ex caserma Silvestri si è di fatto ancora a zero, perché non rimettere in discussione proprio quest’ultimo progetto, riaprendo le porte alla Cittadella della Giustizia nell’ex caserma, e per gli altri uffici utilizzare, appunto, ex questura ed ex Banca d’Italia mettendo così tutti, ma proprio tutti, d’accordo? Qual è l’ostacolo insormontabile? Quali altri obiettivi ci sono in ballo oltre a quelli della razionalizzazione della spesa e del riutilizzo di vuoti urbani?
 

DISCESA IN CAMPO
«Sono stato alla finestra sino a ora - aggiunge Dall’Ara - ma è giunto il momento di intervenire: l’unica soluzione che approvo e che sembrava avesse ricevuto anche il nulla-osta dal Demanio, era quella di spostare il Tribunale nell’ex caserma Silvestri. Ho partecipato a tutti gli incontri con prefetto, sindaci del capoluogo, presidente del Tribunale e procuratore, e le altre soluzioni, come quella di un Tribunale diffuso, o quella che vede il coinvolgimento dell’ex Banca d’Italia e della sede della Provincia, sono state ipotesi solo ventilate. Nei prossimi giorni tornerò con ancor più forza sul tema. Ricordo, visto che ormai è diventata una questione politica più che una urbanistica, che la questione del Tribunale riguarda tutta la provincia di Rovigo e la Bassa Padovana, non solo il capoluogo».

LA STORIA
Già il 4 ottobre 2013, sotto la giunta Piva, il Comune aveva presentato al Demanio domanda di acquisizione della caserma rimasta vuota l’anno prima. La risposta, arrivata il 14 luglio 2014, al commissario Claudio Ventrice, era che l’area era «di interesse per esigenze istituzionali di altre amministrazioni dello Stato e pertanto ricompresa nei piani di razionalizzazione». Dismessa dal ministero della Difesa nel marzo 2015, nel luglio dell’anno successivo destinata dall’Agenzia del Demanio ad accogliere Entrate, Catasto, Archivio di Stato e Archivio notarile. Nel marzo 2018 il Provveditorato interregionale alle opere pubbliche ha affidato la redazione del piano di sicurezza e di coordinamento per un importo di di 35.161 euro. Il 19 febbraio scorso, invece, un appalto da 51mila euro per la verifica di vulnerabilità sismica e idoneità statica, diagnosi energetica, rilievo geometrico, architettonico, tecnologico e impiantistico dell’ex caserma. Ovvero, si è ancora a zero.

Ultimo aggiornamento: 10:04 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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