San Martino di Lupari. Malore per Diletta Miatello, non riesce a testimoniare: è accusata di aver ucciso i genitori

Per il direttore del centro di salute mentale di Cittadella, Giovanni Ferri, la donna soffre di un disturbo della personalità

Giovedì 18 Aprile 2024 di Marco Aldighieri
Diletta Miatello

SAN MARTINO DI LUPARI (PADOVA) - Il processo a Diletta Miatello, in carcere per avere ucciso i genitori, ieri ha registrato un colpo di scena: l'imputata, colta da un malore, ha rinunciato ad essere sentita in aula. In accordo con il suo legale, Elisabetta Costa del foro di Padova, ha deciso di non fornire la sua versione dei fatti e ad essere interrogata dal pubblico ministero Marco Brusegan, titolare delle indagini. Diletta, l'ex agente della polizia municipale di Asolo, è così stata nuovamente tradotta nel penitenziario di Montorio Veronese. Il dibattimento è iniziato con la nomina, da parte della Corte d'assise presieduta da Mariella Fino, dello psichiatra Alessandro Saullo professore dell'Università di Trieste. L'esperto, attraverso una serie di quesiti posti dai giudici, dovrà appurare se nel momento del duplice delitto l'imputata era in grado di intendere e di volere. La sua deposizione con relativa relazione è stata fissata per il prossimo 11 settembre, data della nuova udienza. In aula hanno testimoniato, chiamati dalla difesa, il medico di base di Diletta Miatello, una dottoressa dei servizi sociali, ma soprattutto il direttore del Csm (centro di salute mentale) di Cittadella, il dottor Giovanni Ferri. È lui che aveva in cura l'imputata.

Diletta Miatello, le ferite e la testimonianza dello psichiatra

Il medico ha ricordato, in particolare, i giorni 27 e 28 marzo del 2021. «La paziente è giunta al pronto soccorso - ha raccontato - con un occhio nero. Lei ai dottori ha detto di essersi fatta male con la tintura per i capelli. Ma è chiaro che non poteva essere andata così. Il giorno dopo è tornata al pronto soccorso con un taglio sulla testa. In questa occasione ha dichiarato di essersi grattata. Un versione, pure questa, non credibile. È stata curata con cinque punti di sutura». Lo psichiatra ha quindi deciso di ricoverarla, ed è stata dimessa il 6 di aprile. In quel periodo l'imputata viveva a casa dei genitori, nella dependance in giardino. Non ha mai detto come si era procurata quelle ferite. Sua sorella Chiara quando il 5 di marzo ha rilasciato la sua testimonianza in aula, non ha lasciato spazio a dubbi sul clima che si respirava in famiglia. «Ho trascorso un'infanzia e un'adolescenza difficili. Mio padre ci picchiava. Una volta mentre io e mia sorella giocavamo ha afferrato le nostre teste per poi sbattercele una contro l'altra. Faceva male. Un giorno ha pestato la mamma» ha dichiarato davanti ai giudici. Diletta, di fronte agli inquirenti, ha sempre chiamato mamma e papà con l'appellativo i "coniugi". Per il dottor Ferri l'imputata, da quando è diventata una sua paziente, ha evidenziato un disturbo della personalità.

Ma quando gli è stato chiesto se Diletta era una persona pericolosa ha dichiarato: «No, non lo ha mai dimostrato. Si era ipotizzato per lei un Tso, ma non c'erano i presupposti per attuarlo».

Il massacro dei genitori nella casa di San Martino di Lupari

Diletta, secondo l'accusa, ha ucciso la sua anziana mamma la notte tra il 26 e il 27 dicembre del 2022 infierendo su di lei con ventiquattro colpi alla testa. Tutti inflitti con corpi contundenti e taglienti. Maria Angela Sarto è morta dissanguata. Il padre invece, deceduto due mesi più tardi il 28 di febbraio dell'anno scorso, è stato ferito al capo e al braccio destro con un piatto commemorativo. 

Ultimo aggiornamento: 10:57 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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